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Ergastolano tunisino preso in via Sansovino

EVASO DAL CARCERE. Il trentatreenne, sbarcato a Lampedusa, aveva ottenuto il permesso di soggiorno a Milano
Uccise un connazionale durante gli scontri a Kebili Fu arrestato e condannato ma scappò in Italia

 Hichem Brahim
Hichem Brahim

 Hichem Brahim
Hichem Brahim

L'ha fatta franca per due volte. Una volta sbarcato a Lampedusa, ha chiesto asilo politico perchè la Tunisia, all'epoca, era teatro di una guerra civile. E quella volta diede anche un nome falso. Un'altra volta, ha chiesto il permesso di soggiorno valido sei mesi alla questura di Milano, concesso dal decreto del governo, per chi sfuggiva dal Magreb in fiamme. Per lui, però, il famoso detto «non c'è il due senza il tre» non ha retto. Alla terza volta, controllato a Verona, è emersa la verità. Hichem Brahim, 33 anni, era un ergastolano, condannato per omicidio ed evaso dal carcere di Kebili nel gennaio di quest'anno. La sua fuga, però, si è interrotta in via Sansovino nella notte tra sabato e domenica. Ora si trova nel centro di accoglienza di Modena in attesa di essere rimpatriato. È una storia incredibile quella raccontata ieri in questura dalle due dirigenti della questura, tutta al femminile, Cristina Rapetti e Anna Capozzo. Tutto nasce dalla perfetta sinergia dei due uffici immigrati e volanti e da un controllo di due tunisini, avvenuto domenica notte in via Sansovino. Mentre uno dei due è risultato subito in regola con il permesso di soggiorno, per il secondo, Hichem Brahim, al terminale della polizia è apparsa, invece, la revoca del permesso di soggiorno della questura di Milano.
Una volta portato in questura, è emersa la storia di questo ergastolano. Il trentatreenne era sbarcato a Lampedusa l'11 marzo scorso, «mimetizzandosi» con migliaia di altri connazionali, in fuga dalle zone di guerra. Nell'isola siciliana, però, cambia nome e si spaccia per Ezzemi Hichem, chiedendo asilo politico alla luce della situazione in Tunisia. Una volta lasciata Lampedusa, Hichem approda a Milano e questa volta chiede il permesso di soggiorno, sulla base del decreto del presidente del consigilio dei ministri, emanato per sopperire all'emergenza in Maghreb. Questa volta, però, dà il suo vero nome, pur tacendo i suoi trascorsi giudiziari.
Una volta ottenuto «il lasciapassare meneghino», cambia ancora una volta città e approda a Verona nel suo vagabondare senza fissa dimora e senza lavoro. Nel frattempo, però, emerge la verità. Al «Cara» di Bari, il Centro accoglienza richiedenti asilo, alcuni suoi conoscenti rivelano ai fuzionari del Frontex, l'Agenzia europea per la cooperazione internazionale, che Hichem era un evaso dalle carceri di Kebili in Tunisia. In quel penitenziario stava scontando l'ergastolo per un omicidio, avvenuto durante gli scontri in Tunisia dello scorso gennaio. Una volta venuti a conoscenza della condanna all'ergastolo, il destino di Hichem è subito cambiato. Le informazioni vengono inserite nella rete riservate agli organi di polizia e, una volta acquisite, gli agenti di volanti e ufficio immigrazione fermano il tunisino e lo portano nel Cie di Modena, in attesa di essere rimpatriato, salvo ricorsi dell'ultima ora. G.CH.

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