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A Ca’ di David

E «Babbo Natale»
sfascia due presepi
«Ce l’ho con Gesù»

Il presepe in cartone a Ca’ di David
Il presepe in cartone a Ca’ di David
Il presepe in cartone a Ca’ di David
Il presepe in cartone a Ca’ di David

«Perché l’ho fatto? Perché ero arrabbiato con Gesù!». Alla fine del suo accalorato racconto ha allargato le braccia e spiegato così al giudice il perché di quello che aveva combinato. Ovvero danneggiare due presepi a Ca’ di David, uno in chiesa e uno sul sagrato. Vandalismi per i quali era stato arrestato e portato in tribunale. Dove una settimana prima si era presentato vestito da Babbo Natale: era stato allontanato da casa per maltrattamenti ed erano gli unici abiti che era riuscito a raccattare.

Terry è originario della Nigeria, ha 57 anni e una laurea in Storia. Racconta di avere problemi, di non riuscire a dormire la notte: «La mia ex mi ha rovinato la vita». Il 17 dicembre ha chiamato dall’ospedale di San Bonifacio dicendo di «voler uccidere tutti», la vigilia di Natale gli è stato imposto il divieto di avvicinamento alla sua famiglia. Divieto confermato qualche giorno dopo in tribunale dove, per l’appunto, si era presentato vestito da Santa Claus. Da quel giorno ha vissuto in Stazione e vagabondato per la città. Sabato pomeriggio era a Ca’ di David, fuori controllo. La prima chiamata alla polizia è arrivata dalla tabaccheria di via Colonnello Fasoli: al 112 hanno raccontato di un uomo trasandato, a piedi nudi, che urlava e minacciava tutti. Gli agenti sono arrivati in pochi minuti e l’hanno trovato fuori dalla chiesa di San Giovanni Battista. «Ho fatto un casino», ha detto l’uomo. Aveva danneggiato il presepe con le statue in gesso dentro la chiesa e quello in cartone sul sagrato, buttando a terra le sagome. E aveva gettato alcuni ceri dentro la fontana della piazza. È stato arrestato e trattenuto per due notti a Montorio: troppo agitato per tenerlo in questura.

Ieri è stato portato in tribunale. E ha provato a giustificarsi davanti al giudice Claudio Prota, che voleva capire cosa gli fosse passato per la testa. «Sto male, non dormo, ho delle visioni», ha spiegato, «lì in tabaccheria un cane ha cominciato ad abbaiarmi contro, a me però sembrava un leone enorme». Poi si è spostato di qualche centinaio di metri e se l’è presa con le rappresentazioni sacre. «Io sono cristiano, cattolico», ha raccontato, «quando vivevo a San Bonifacio andavo tutti i giorni a tenere pulita e a pregare una statua della Madonna». Alle statuine di Ca’ di David, però, ha riservato tutt’altro trattamento: «Non so cosa mia abbia preso. Ma ero arrabbiato con Gesù e con la Chiesa per quello che mi era successo. In poco tempo ho perso casa, famiglia e lavoro...».

Come chiesto dal pm in aula Maria Cristina Cani, il suo arresto è stato convalidato: alla fine a Terry, difeso dall’avvocato Davide Tirozzi, è stato imposto il divieto di dimora a Verona, dove abita la sua ex e dove potrà tornare soltanto a febbraio, quando comincerà il processo a suo carico. Alla fine lui ha ringraziato cerimoniosamente tutti: avvocato, giudice e poliziotti. E se ne è andato. Con un paio di scarpe che gli avevano dato e addosso una vecchia giacca invernale. Rossa, ovviamente.

Riccardo Verzè

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