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Castelvecchio, contrasti tra i due fratelli indagati

Le immagini della rapina riprese dalle telecamere di sorveglianza di Castelvecchio
Le immagini della rapina riprese dalle telecamere di sorveglianza di Castelvecchio
Le immagini della rapina riprese dalle telecamere di sorveglianza di Castelvecchio
Le immagini della rapina riprese dalle telecamere di sorveglianza di Castelvecchio

I due fratelli gemelli, Francesco Silvestri e Pasquale Ricciardi Silvestri, uno contro l’altro. Sono rinchiusi nello stesso carcere, a Montorio, in due celle diverse e ovviamente non possono parlarsi. Ma lo fanno comunque, a distanza, per interposta persona. E le loro versioni sul furto di Castelvecchio divergono.

Francesco, la guardia giurata che la sera della rapina era in servizio al museo e che gli inquirenti ritengono «il basista» dell’operazione, dice di non centrare nulla con quanto avvenuto. Ufficialmente davanti al gip Giuliana Franciosi, la guardia (difesa dagli avvocati Stefano Poli e Massimiliano Ferri) non ha parlato, ma la sua posizione sarebbe chiara: contro di lui ci sarebbero solamente indizi, e nessuna prova. I sedili posteriori della sua auto, che è stata utilizzata dai rapinatori dopo il furto per trasportare i 17 quadri, era solito non utilizzarli. Il serbatoio era sempre pieno, a differenza di quanto sostenuto dagli inquirenti. Piuttosto, sarebbe stato il fratello a fargli alcune domande sui sistemi di sicurezza del museo, ma lui non sapeva quale potesse essere il motivo di quell’interessamento.

Una versione smentita dallo stesso Ricciardi Silvestri, che ieri ha ricevuto la visita del suo avvocato Teresa Bruno. L’uomo avrebbe detto «di non aver mai chiesto informazioni al fratello sui sistemi di sicurezza di Castelvecchio». Come riportato anche in una lettera aperta alla città, Ricciardi Silvestri ha raccontato di essere stato avvicinato a metà a settembre del 2015 da alcuni moldavi che gli hanno chiesto aiuto per effettuare dei furti in Italia e gli hanno mostrato alcuni quadri di Castelvecchio, domandandogli le chiavi per entrare di notte. L’uomo dice di non aver collaborato, ma di essersi messo in contatto con loro dopo aver saputo della rapina e di essere stato zitto, perché gli erano stati promessi dei soldi.

Posizioni distanti e contrapposte per quei due fratelli gemelli, cresciuti in famiglie diverse, tanto che Pasquale ha aggiunto al suo nome il cognome dello zio che lo ha adottato. Pasquale, che ha vissuto a Castellammare di Stabia, prima di trasferirsi al Nord. Francesco, cresciuto a Sant’Antonio Abate, salito a Verona per trovare il fratello ormai vent’anni fa, prima di incontrare sua moglie e di stabilirsi, a sua volta, in pianta stabile a Verona.

Saranno loro due i principali protagonisti del Riesame di domani, ma anche in questo caso, le scelte sono state diverse: Francesco, la guardia giurata, ha scelto di non andare a Venezia, mentre Pasquale sarà presente.

Assieme a loro hanno presentato il ricorso anche Vasile Cheptene (difesa Massimo Dal Ben), Victor Potinga e Denis Damaschin (difesa Emanuele Luppi - Gianfranco Manuali).M.TR.

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