C’è anche la guardia giurata in servizio la sera della rapina tra le 12 persone arrestate per la rapina al museo di Castelvecchio a Verona, dove la sera del 19 e il 20 novembre scorso tre banditi armati e incappucciati avevano trafugato 17 opere d’arte per un valore complessivo stimato tra i 15 e i 20 milioni di euro. Assieme alla guardia giurata, sono stati arrestati anche il fratello (che in passato aveva lavorato per un istituto di vigilanza dal quale poi era stato allontanato) e la compagna moldava di costui.
La donna è ritenuta dagli investigatori la persona che ha fatto da tramite tra i basisti a Verona e la manovalanza moldava. Gli arresti sono stati compiuti nella notte fino all’alba: cinque persone sono state fermate in Italia, otto nella Repubblica Moldova, dove sarebbe stato individuato il covo della banda e il nascondiglio della refurtiva. «Speriamo di riuscire a recuperare tutti i dipinti e che siano in buono stato» ha detto il sindaco di Verona, Flavio Tosi.
La guardia giurata arrestata lavorava per Securitalia, la società che si è aggiudicata il servizio di vigilanza a Castelvecchio. La sera della rapina prima di entrare in servizio aveva lasciato la sua auto parcheggiata nel cortile del museo con le chiavi sul cruscotto e proprio quell’auto era poi stata usata dai banditi per la fuga dopo aver caricato nel bagagliaio i dipinti trafugati. Alle forze dell’ordine, l’uomo aveva raccontato di essere stato legato e di non essere stato in grado di liberarsi, cosa che invece era riuscita alla cassiera assalta dai banditi assieme a lui, nonostante la donna avesse la mobilità di un braccio solo.