Veniva picchiata dal marito, anche quando era incinta.
L’imputazione con cui ieri O.U. è comparso davanti al giudice Carola Musio è quella di maltrattamenti e lesioni aggravate, condite pure da minacce poi decadute nel corso delle varie udienze del processo iniziato ancora nel 2016. La storia che viene raccontata nel capo d’accusa è agghiacciante: «maltrattamenti alla coniuge sottoposta ad un regime di vita vessatorio», «lesioni volontarie , minacciandola sia psicologicamente con ingiurie e minacce sia fisicamente con pugni, calci e lancio di oggetti» in un crescendo che arriva a livelli orribili. Quando la donna, una quarantenne nigeriana, è al settimo mese di gravidanza O.U. la percuote ferendola a tal punto da rendere necessario il ricovero. Tornata a casa dall’ospedale, l’incubo ricomincia.
Il marito violento riprende da dove aveva lasciato, continuando a picchiarla in maniera sistematica per qualsiasi motivo, anche il più banale, urlandole che le avrebbe tolto gli altri loro figli, arrivando a ridurla di nuovo con gli occhi «pesti» calciandola al volto e all’addome: stavolta le lesioni hanno una prognosi di 30 giorni, il tempo necessario per guarire dalle frattura del naso.
Il processo sarà a marzo.