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Basson, il quartiere abbandonato

«Cessata attività» è il cartello sulla pizzeria al taglio chiusa di recente al Basson
«Cessata attività» è il cartello sulla pizzeria al taglio chiusa di recente al Basson
«Cessata attività» è il cartello sulla pizzeria al taglio chiusa di recente al Basson
«Cessata attività» è il cartello sulla pizzeria al taglio chiusa di recente al Basson

Il quartiere Basson perde pezzi. E con essi, la sua vitalità. Da circa un mese, il medico di base Edward Haiek ha lasciato l’ambulatorio in via Bassone 56, sopra la farmacia, dove si era insediato poco più di un anno fa. Il rione resta, per l’ennesima volta, sprovvisto di un dottore. Con il 2020 ha abbassato definitivamente la saracinesca lo storico alimentari-tabacchi della famiglia Paon, al numero 123 di via Bassone: da cent’anni punto di riferimento per la spesa sotto casa, ma ormai stremato dai costi eccessivi e dalla concorrenza dei centri commerciali. Nemmeno la recente pizzeria al taglio, che si era sistemata vicino alla chiesa, è sopravvissuta. E di bocca in bocca si rincorrono le notizie su altre imminenti chiusure riguardanti vari negozi del Basson. In quartiere c’è preoccupazione; ma mancano idee e iniziative per frenare lo stillicidio di servizi e attività, senza i quali il quartiere rischia di trasformarsi sempre più in un dormitorio con circa duemila abitanti. «Per mantenere l’ambulatorio al Basson, zona che mi piace e dove avevo perfino intenzione di prendere casa, avrei accettato di lavorare senza alcun guadagno; ma non in perdita, come è stato fin dal mio arrivo», spiega amaramente il dottor Haiek, originario di Nazareth, a Verona dal 1979. Ora il medico, oltre a conservare il suo precedente studio allo Stadio, si è sistemato alla Croce Bianca, in via Stanga, sopra la farmacia Prati che gli ha messo a disposizione alcuni locali in comodato d’uso. «Al Basson, invece, dove ero stato chiamato per sopperire alla mancanza del dottore di base, ma dove mi sono ritrovato con soli 200 pazienti, mi sobbarcavo 1.200 euro tra affitto mensile e spese condominiali, guadagnandone la metà. Ho resistito più di un anno, tamponando l’ammanco con la mia attività di specialista. Poi mi sono arreso per assenza di alternative e di proposte». Parla di «abbandono» e «trascuratezza» patiti dal quartiere anche Adelina Paon, 60 anni, titolare, dopo il padre Gino e i nonni, dell’omonimo negozio di tabacchi e alimentari: «Mi mancava solo un anno alla pensione, ma non resistevo più. Lavoravo in perdita. Troppa la concorrenza di supermercati e centri commerciali. Ma il problema non era solo questo», constata la signora. «Non sono stata aiutata in alcun modo. La pista ciclabile costruita davanti alla porta del mio negozio mi ha ostacolata, quando invece avrei avuto bisogno di un paio di stalli auto per agevolare la clientela. Ho provato a vedere se a qualcuno potesse interessare la licenza dei tabacchi, ma nulla. C’è chi tenterebbe di aprire una nuova attività nel quartiere, ma desiste subito. Così muore tutto». Vito Comencini, parlamentare leghista originario del Basson, ha cercato trattenere le varie attività nel rione, per esempio organizzando riunioni tra amministratori e cittadini per mantenere l’ambulatorio medico. Inutilmente. «L’aiuto ai piccoli esercenti dovrebbe iniziare agendo su tassazione e burocrazia. Cosa che, quando eravamo al governo, avevamo fatto estendendo al commercio la cedolare secca, poi tolta. Inoltre è stata introdotta la fattura elettronica, che presuppone l’acquisto di registratori di cassa adeguati, ulteriore difficoltà per i negozianti». •

Lorenza Costantino

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