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Violenza e stalking

«Adesso ti sfregio» e la sequestra in uno scantinato. Ex compagno arrestato

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Alti e bassi li avevano avuti, come la maggior parte delle coppie. Si erano lasciati e poi rimessi insieme, ma ogni volta per lei il livello si era abbassato. Picchiata, offesa, minacciata, rinchiusa in stanze d’albergo dove lui di tanto in tanto soggiornava perché geloso. E l’alterazione da alcol e droghe complicava ogni cosa. Incapace di ragionare diventava violento: la costringeva a consegnargli denaro, le chiedeva di concedersi ad altri uomini per guadagnare di più. E ogni volta che la donna interrompeva la frequentazione lui la ricattava, la minaccia più terribile per una donna poiché sosteneva che le avrebbe fatto togliere il bimbo di due anni, che l’avrebbe denunciata ai servizi sociali.

Ora G.E.N. nato in Toscana nel 90 ma di origini straniere non potrà farle più nulla: dopo la denuncia della donna il gip Carola Musio ha emesso nei giorni scorsi un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Non la minaccerà più costringendola a rifugiarsi dai suoi genitori o di scappare con tutta la famiglia in un’altra regione per non farsi trovare. Ieri mattina lui (difesa Luppi - Avolio) nel corso dell’interrogatorio di garanzia davanti al gup Marzio Guidorizzi non ha risposto. Nessuna spiegazione alternativa ai messaggi e agli screenshot che lei ha prodotto, quelli con le minacce di morte e nei quali le diceva di non tornare perché l’avrebbe ammazzata. Ma a Verona lei e i suoi ci vivono e al rientro, in settembre, ha iniziato a pretendere di dormire nel sottoscala, il 18 settembre l’ha affrontata per strada con una bottiglia dicendole che l’avrebbe rotta sul viso e che l’avrebbe sfregiata se non avesse confessato di avere una relazione con un altro uomo.

Quello stesso giorno la trascinò in uno scantinato, le tolse il telefono, iniziò a picchiarla e minacciandola sempre con la bottiglia la costrinse a restare con lui fino al giorno successivo. Così oltre allo stalking, alle minacce al padre di lei (le scrisse che non sarebbe finito in carcere per quello che faceva in strada ma che lo avrebbe incontrato e poi ammazzato) si è aggiunto anche il sequestro di persona. Non si è fermato e ai primi di ottobre la donna, disperata, chiese ad un passante di chiamare sua madre che avvisò le forze dell’ordine. Era arrivata a non voler più uscire di casa, non portava nemmeno il piccolo all’asilo. Ma la «rete» di protezione era già iniziata. E da qualche giorno lui è in cella.

Fabiana Marcolini

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