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Addio a Giorgio Tremante, paladino
delle battaglie contro i danni da vaccini

Giorgio Tremante, instancabile nelle sue manifestazioni di protestaI giardini di Porto San Pancrazio sono dedicati ai figli di Tremante
Giorgio Tremante, instancabile nelle sue manifestazioni di protestaI giardini di Porto San Pancrazio sono dedicati ai figli di Tremante
Giorgio Tremante, instancabile nelle sue manifestazioni di protestaI giardini di Porto San Pancrazio sono dedicati ai figli di Tremante
Giorgio Tremante, instancabile nelle sue manifestazioni di protestaI giardini di Porto San Pancrazio sono dedicati ai figli di Tremante

Non ha mai smesso di lottare contro le «vaccinazioni obbligatorie». Un obbligo che in Veneto, dal 2008, è stato cancellato, lasciando ai genitori la libera scelta. La stessa che trent’anni prima avrebbe probabilmente salvato la vita di Marco e Andrea e regalato un’esistenza serena ad Alberto.

Giorgio Tremante, geometra di Porto San Pancrazio padre di quattro figli, tre dei quali, appunto, vittime della somministrazione del «Sabin», il vaccino contro la poliomielite obbligatorio secondo la Legge n. 51 del 4 febbraio 1966, si è spento ieri a 76 anni. Era malato da tempo, ma ha combattuto fino alla fine, come ha sempre fatto nel corso di quella che chiamava «la nostra amara esperienza» e che ha descritto nel libro «Maggiorenne e vaccinato o... diritto alla vita?».

Tutto comincia nel 1965 quando Marco, il primogenito, manifesta disturbi di una misteriosa malattia. Sintomi come difetti della parola, nistagmo oculare, tremori, risultati poi, secondo alcuni medici, correlati al Sabin. Muore nel 1971 a soli sei anni. Un anno prima era nato il secondo figlio, che non ha manifestato problemi. Sei anni dopo, la nascita di Alberto e Andrea, i gemelli che da subito presentano sintomi analoghi, di alterazioni da «immunodepressione».

Del caso si interessano ben presto i giornali, tra cui L’Arena, che lancia un fondo di solidarietà per consentire alla famiglia di intraprendere cure costose anche all’estero. E la campagna stampa porta i suoi frutti, attirando l’attenzione di tante persone influenti: i presidenti della Repubblica Pertini e Scalfaro, Enzo Ferrari, che segnala ai genitori una clinica di Houston, negli Usa, in cui potrebbero somministrare un farmaco risultato efficace in casi simili; Papa Wojtyla, che incontra in udienza l’intera famiglia; Rita Levi Montalcini, il premio Nobel per la Medicina, che offre il suo aiuto. Ma nulla sembra bastare.

Fra i due gemelli, il caso più grave è quello di Andrea, che si spegne a quattro anni nel 1980: ricoverato d’urgenza per «deficit immunologico e drammatico quadro di insufficienza respiratoria». Il gemello Alberto sopravvive ma resta cerebroleso.

Tremante non si dà per vinto e allestisce in casa una sorta di sala di rianimazione per seguire il figlio più da vicino: oggi ha 41 anni e gravi handicap, vive in sedia a rotelle e attaccato al respiratore.

In questi anni lo hanno accudito i genitori, Giorgio e la moglie Franca, finché è rimasta in vita; poi l’altro fratello, Luca, fortunatamente cresciuto sano. Mentre il padre Giorgio cominciava la sua campagna per dimostrare la pericolosità del vaccino, per lui responsabile delle patologie dei figli.

«Ora sono rimasto solo con mio fratello Alberto», spiega Luca che vive con la propria famiglia a Negrar, «ma non ci arrendiamo. Continueremo la nostra battaglia per avere un risarcimento da uno Stato che non vuole prendersi le proprie responsabilità. In questi anni abbiamo ricevuto un indennizzo per i miei fratelli morti e per Alberto, grazie al quale siamo riusciti a pagare l’assistenza domiciliare e un respiratore automatico. Ma la nostra battaglia continua contro una sperimentazione di massa delle case farmaceutiche attraverso la vaccinazione obbligatoria, con addirittura l’esclusione da scuola di chi non si vaccina, con le conseguenze che nessuno vuole accertare».

Nel 1995, dopo 25 anni di calvario, Tremante ottiene infatti la prova: la commissione medica ospedaliera riconosce la correlazione tra il «Sabin» e la morte dei figli e ottiene il risarcimento in base alla legge 210 del 1992. Da allora lui diventa uno dei punti di riferimento del movimento no vax. A dicembre è attesa la sentenza della Cassazione in merito al ricorso di Tremante contro il ministero della Salute per i presunti danni da vaccinazione.

Ora che Giorgio Tremante non c’è più, resta un angolo di Verona a testimoniare la via crucis della sua famiglia: il giardino Fratelli Tremante, inaugurato il 4 agosto 2011 a pochi passi dalla stazione Porta Vescovo e dalla loro casa.

«Papà ha combattuto contro le case farmaceutiche e grandi interessi che stanno dietro all’obbligatorietà di vaccinare i bambini», dice ancora Luca, «è stato un guerriero pieno di energia e la legge Lorenzin che obbliga le vaccinazioni da zero a 16 anni, per lui è stato uno smacco alla verità e una grande delusione, tanto che ha avuto un crollo verticale. La grave malattia che lo ha colpito crediamo sia dovuta allo stress e alla delusione di aver perso una battaglia. Ma non la guerra: il suo calvario è servito a tracciare un solco importante che tante persone stanno seguendo». Per l’ultimo saluto l’appuntamento è venerdì 10 novembre alle 14 alle celle mortuarie dell’ospedale Sacro Cuore di Negrar.

Elisa Pasetto Luciano Purgato

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