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Nella Bassa Veronese

Violentata dal branco fuori dalla disco

La discoteca  dove la 21enne aveva trascorso la serata
La discoteca dove la 21enne aveva trascorso la serata
La discoteca  dove la 21enne aveva trascorso la serata
La discoteca dove la 21enne aveva trascorso la serata

Si è fidata di un ragazzo incontrato al «Mascara» di Mantova che si era offerto di riaccompagnarla a casa dopo alcune ore di svago nella nota discoteca del capoluogo virgiliano. All’uscita dal locale quella che doveva essere una serata spensierata, come tante altre trascorse a ballare nel fine settimana con gli amici, si è tramutata però in un incubo per una 21enne residente in un centro della Bassa (omettiamo il Comune e le generalità a tutela della vittima, che chiameremo Monica, un nome di fantasia, ndr). Quel giovane dai modi gentili che doveva darle un passaggio si è tramutato infatti all’improvviso in uno spietato aguzzino. E a dargli man forte in un disegno criminale aberrante sono spuntati dall’oscurità due suoi amici - anche se non si esclude la presenza di un quarto complice - con i quali ha violentato la ragazza. Per poi caricarla in auto e scaraventarla sull’asfalto, dolorante e sotto choc, ai confini con la provincia di Verona, dopo un viaggio di alcuni chilometri.

 

Uno stupro di gruppo, che ha lasciato sulla povera ragazza segni fisici, ma soprattutto psicologici, che farà sicuramente fatica a dimenticare. Ed ora è caccia al branco da parte del Nucleo investigativo dei carabinieri di Mantova, che hanno avviato le indagini sulla scorta della testimonianza resa dalla giovane. Un racconto frammentario, con diversi punti ancora da chiarire, complice anche la difficoltà a ricordare le tremende sevizie subite. Abusi gravissimi a cui la 21enne, sola e indifesa in balìa del gruppo, non ha potuto opporre alcuna resistenza, nemmeno facendo perno su tutte le sue forze.

 

L’INCONTRO. L’esperienza agghiacciante vissuta dalla ragazza veronese è avvenuta nella notte tra sabato e domenica scorsi. Monica, in base ad una prima ricostruzione al vaglio degli inquirenti, era giunta al Mascara (estraneo alla vicenda) in compagnia di un conoscente che le aveva dato un passaggio in auto. Poi ognuno era andato per la sua strada e la giovane aveva trascorso alcune ore divertendosi in pista al pari di centinaia di persone in arrivo anche dalle province limitrofe. Nulla lasciava presagire la piega drammatica che di lì a poco avrebbe preso la serata. E nemmeno che quel giovane incrociato nel locale avesse intenzioni turpi, difficili persino da immaginare. Tanto che la 21enne non ha esitato a seguirlo all’esterno della discoteca di viale della Favorita quando era ormai notte fonda. E di punto in bianco quella fiducia è stata ripagata nel peggiore dei modi dal giovane che, con tutta probabilità, aveva in testa sin dall’inizio un piano diabolico a sfondo sessuale.

 

LO STUPRO. Monica non ha fatto nemmeno in tempo a raggiungere l’auto - un’utilitaria di colore scuro - del suo aguzzino che si è trovata circondata da altri due uomini. Tutti tra i 25 e i 30 anni e con marcato accento meridionale. Il branco l’ha trascinata a forza in un luogo isolato, al riparo da occhi indiscreti, e uno dopo l’altro i tre giovani hanno abusato di lei. La ragazza inizia a gridare e a divincolarsi ma le è praticamente impossibile liberarsi da quella morsa opprimente che non le dà pace. Piange, urla con tutto il fiato che le resta in corpo ma le sue richieste d’aiuto si disperdono nel silenzio della notte. Minuti di terrore che alla 21enne, immobilizzata dalla paura nelle grinfie di quelle belve, sono parsi un’eternità. Poi, stordita e piena di lividi, viene costretta a salire sull’auto di quello che riteneva un amico. Poi, all’improvviso, la portiera si spalanca e il branco la abbandona davanti ad un rondò, ai confini tra le province di Mantova e Verona. Ormai si era fatta l’alba.

 

I SOCCORSI. Sconvolta dalla brutta esperienza appena vissuta, Monica cerca nella borsa il cellulare per telefonare a casa, distante alcuni chilometri. Ma non c’è traccia del telefonino così come del portafoglio, che ha perso nel corso della violenza o le sono stati sottratti dai suoi aguzzini. Percorre a fatica alcuni metri a piedi e scorge un bar già aperto da cui riesce a contattare i suoi familiari. Il padre si precipita a prenderla e la accompagna al Pronto soccorso dell’ospedale di Legnago dove viene sottoposta alle prime cure. Nel frattempo arrivano al «Mater salutis» anche i carabinieri della Compagnia cittadina che, appreso dello stupro, avvisano il pm di turno. Poi gli atti passano per competenza alla Procura di Mantova, che ha avviato accertamenti e sta raccogliendo indizi per cercare di individuare gli stupratori. Monica viene invece indirizzata al Pronto soccorso «rosa» di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale di Borgo Trento, a Verona. Una struttura specifica a cui si rivolgono le vittime di violenze sessuali per i riscontri del caso. La 21enne è stata quindi sottoposta a controlli da cui sarebbe emersa l’effettiva violenza subita all’esterno della discoteca mantovana. La ragazza è stata poi trattenuta in Osservazione e dimessa nel pomeriggio. Ora, circondata dall’affetto dei suoi cari, dovrà farsi forza per ritornare alla vita di sempre. E per riannodare i fili della memoria necessari a ricomporre le tessere ancora mancanti del puzzle dell’orrore di cui è stata involontaria protagonista. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Stefano Nicoli

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