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Una prostituta si lanciò fuori dalla sua auto «Sono stata violentata»

Sopralluogo nei campi del mostro di Terrazzo
Sopralluogo nei campi del mostro di Terrazzo
Sopralluogo nei campi del mostro di Terrazzo
Sopralluogo nei campi del mostro di Terrazzo

È il 16 novembre del 1994 quando vicino al casello di Vicenza Ovest, la polizia vede gettarsi da una Lancia Dedra una donna che, indicando il conducente, grida: «È armato». L'automobilista, che in mano ha una pistola giocattolo, è Gianfranco Stevanin, 35 anni, agricoltore. La donna, una prostituta austriaca, denuncia di essere stata sequestrata e violentata dall'uomo, che l'avrebbe avvicinata offrendole un milione di lire per farsi fotografare. È l'inizio di un'indagine che porta gli investigatori a ricostruire una serie di omicidi di cui sarebbe stato poi accusato Stevanin. Nello scantinato della casa dell'agricoltore vengono trovate migliaia di foto pornografiche, oltre a oggetti sadomaso, una busta con peli pubici, e i documenti di due ragazze scomparse: Claudia Pulejo, una tossicodipendente di 29 anni, di Legnago, e una cameriera serba, Biljana Pavlovic, 25 anni, i cui cadaveri vengono ritrovati nei mesi successivi. A Stevanin vengono attribuiti anche gli omicidi di una prostituta austriaca, Roswita Adlassnig, presente nel suo archivio fotografico e nel suo schedario, e di un'altra donna mai identificata, fotografata durante un rapporto sessuale apparentemente morta. Nel settembre del 1996 (dopo la parziale confessione di Stevanin) viene ritrovato nell'Adige un altro cadavere identificato solo successivamente. Durante il processo, la difesa cerca di convincere i giudici dell'incapacità di intendere e di volere dell'imputato: a 16 anni Stevanin fece un incidente in moto, restando traumatizzato. La linea però non regge: accusato di cinque omicidi, un occultamento di cadavere e due violenze sessuali, ora Stevanin è rinchiuso nel carcere di massima sicurezza di Sulmona, in Abruzzo. F.LOR.

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