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Un 48enne trovato senza vita in casa Esclusa la violenza

L’ospedale di Legnago dove è stata trasferita la salma del 48enne
L’ospedale di Legnago dove è stata trasferita la salma del 48enne
L’ospedale di Legnago dove è stata trasferita la salma del 48enne
L’ospedale di Legnago dove è stata trasferita la salma del 48enne

Era passata da poco la mezzanotte quando, a cavallo tra mercoledì e giovedì, il personale del 118 è giunto in una palazzina di via Verdi, a Minerbe, per prestare soccorso ad un inquilino. La centrale operativa era stata infatti allertata poco prima da una telefonata che sollecitava l’invio di un’ambulanza perchè una persona non stava bene, faceva fatica a respirare e non si reggeva in piedi. Al loro arrivo nel bilocale, situato al primo piano dello stabile, i soccorritori si sono trovati di fronte ad un uomo riverso privo di sensi sul pavimento del bagno. Malgrado i disperati tentativi di rianimarlo, per L.C. - un 48enne residente con i genitori a Cerea ma domiciliato nel paese dell’Adige Fratta - non c’era purtroppo più nulla da fare. E al medico del Suem non è rimasto perciò che dichiararne il decesso per cause naturali. Il 48enne, operaio in una fonderia della zona, è stato stroncato con tutta probabilità da un infarto che non gli ha dato scampo. Tuttavia, al di là del dramma, restavano da chiarire alcune circostanze misteriose legate a quella morte improvvisa e prematura. Sul posto non c’era infatti traccia dell’uomo che aveva dato l’allarme vedendo che l’operaio non reagiva agli stimoli ed era in condizioni disperate. A quel punto sono stati avvisati i carabinieri della stazione locale, i quali sono riusciti a risolvere quello che era apparso subito un rebus inestricabile dopo una notte di lavoro e di ricerche. A tingere la tragedia domestica di giallo è stata innanzitutto la scoperta che la telefonata al 118 non era partita dal cellulare della vittima bensì da un’altra utenza intestata a un 52enne abitante a Legnago. Forse l’uomo che un altro inquilino del palazzo aveva visto allontanarsi precipitosamente a bordo di una Volkswagen Passat. Gli interrogativi si sono perciò moltiplicati mentre gli uomini del maresciallo capo Simone Bazzani setacciavano il bilocale alla ricerca di elementi utili a ricostruire quella serata culminata in tragedia. Tutto lasciava comunque presagire, come è stato poi appurato, che non si trattava di un delitto. Sul corpo dell’operaio non c’erano infatti segni di violenza e nell’alloggio non sono state rinvenute macchie di sangue, tracce di colluttazione e nemmeno di effrazione: la chiave era inserita nella toppa, tutto era in ordine e a prima vista non sembrava mancare nulla. A chiarire il mistero è stato l’amico 52enne della vittima rintracciato a distanza di circa tre ore. L’uomo ha riferito che avevano guardato insieme la partita Italia-Svizzera in televisione. Dopodichè, intorno alle 23, era uscito per acquistare qualcosa da bere e di aver cercato di mettersi in contatto più volte con L.C. mentre faceva ritorno nell’appartamento. Il cellulare dell’operaio squillava però a vuoto e al suo arrivo l’amico l’ha trovato sdraiato a letto con il respiro affannoso. Quindi l’ha portato in bagno per cercare di rianimarlo ma non si riprendeva e si è spaventato. In preda all’agitazione, e temendo di finire nei guai, era quindi fuggito. Il pm Valeria Ardito ha disposto la consegna ai familiari della salma trasferita all’obitorio di Legnago. •.

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