<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Travolta e uccisa nella rapina, scovati i killer

La Mercedes della vittima rapinata dai banditi partenopei Mihaela Stoicescu
La Mercedes della vittima rapinata dai banditi partenopei Mihaela Stoicescu
La Mercedes della vittima rapinata dai banditi partenopei Mihaela Stoicescu
La Mercedes della vittima rapinata dai banditi partenopei Mihaela Stoicescu

Gli assassini di Mihaela Stoicescu erano due fantasmi ma ora hanno nome e cognome. E uno di loro è anche in manette. Si tratta di Maurizio Buoniconti ed Enrico Pace, di 45 e 29 anni, entrambi napoletani e residenti nel capoluogo partenopeo, rione Luzzatti di Poggioreale. Lo scorso 13 marzo sono stati loro, ne sono convinti gli inquirenti, a sottrarre la Mercedes su cui la 50enne di origine romena, residente a Minerbe, stava viaggiando con la nipote Alexandra Marasescu per poi travolgerla fatalmente tentando la fuga in via Palladio, davanti alle poste di Noventa (Vicenza). In quel momento alla guida c’era Pace. L’INDAGINE. Non è stato per niente facile per i carabinieri del comando di Vicenza coordinati dal procuratore generale Antonino Cappelleri e dal sostituto procuratore Antonio Parisi, con la guida del colonnello Alberto Santini e del tenente colonnello Giuseppe Bertoli, perché fino a qualche settimana fa si trovavano a fronteggiare letteralmente due ectoplasmi. L’unica traccia da cui sono partiti gli inquirenti era una Fiat Panda con una targa clonata. E quindi sostanzialmente inesistente. Nessuna impronta digitale sull’auto utilizzata dai pendolari del crimine per raggiungere il Vicentino da Napoli un paio di giorni prima del colpo in programma ma nemmeno sulla Mercedes sottratta alla povera Mihaela e che le è stata fatale. Da analizzare ed incrociare c’erano una montagna di immagini riprese dalle videocamere di sorveglianza sparse su un territorio vastissimo, caselli autostradali compresi, e ben 5 milioni di tracce telefoniche registrate nelle celle e nelle stazioni radiobase da scandagliare. Oltre ai rilievi dei militari del Ris, Reparto investigativo speciale. Eppure, un passo falso i due malviventi, già noti alle forze dell’ordine per truffe, furti e rapine, l’hanno fatto. L’IMPRONTA. Già, perché su uno dei biglietti autostradali accumulati in questa trasferta criminale era rimasta una «mezza» impronta di Buoniconti. Caduta la prima tessera del domino, tutto il minuzioso lavoro di indagine è arrivato di conseguenza. L’ipotesi che le donne fossero state pedinate è stata suffragata dall’incrocio dei dati telefonici e di quelli delle immagini delle videocamere. E anche in questo caso, non è stato un gioco da ragazzi, perché i telefoni utilizzati da Pace e Buoniconti erano intestati a due persone inesistenti. Pertanto è stato necessario procedere ad approfondimenti tecnici per accedere al traffico internet e riuscire ad unire tutti i pezzi del puzzle. E, quindi, se alle 10.27 le due donne erano a Lonigo per uno dei prelievi che sono proseguiti lungo tutta la mattinata dagli sportelli Postamat per alcune operazioni che Marasescu avrebbe dovuto portare a termine, è stato possibile stabilire che poco dietro di loro ci fossero i due malviventi napoletani che ne stavano studiando i movimenti. E così via per un lungo tragitto che è arrivato fino al tragico epilogo. L’OPERAZIONE. Ieri, quindi, l’operazione dei militari dell’Arma del comando napoletano che è andato a bussare alla porta dei due accusati: Buoniconti è stato arrestato e sarà portato al carcere di Vicenza perché possa essere interrogato dagli inquirenti e possa fare piena luce sull’episodio. Pace, invece, è riuscito a prodursi in una fuga che è stata definita rocambolesca tra le strade del quartiere napoletano che conosce come le sue tasche ma ha le ore contate. Non sembra, secondo quanto raccolto dagli inquirenti, che sia affiliato ad organizzazioni criminali e, nei fatti, la vita da latitante dovrebbe essere fuori portata. Ieri mattina, poi, i carabinieri della compagnia di Mantova hanno perquisito N.F., 37 anni e già noto alle forze dell’ordine, indagato per concorso in rapina aggravata: sarebbe stato lui ad offrire vitto, alloggio e anche supporto logistico ai suoi due concittadini sia prima, sia dopo la tragica rapina di Noventa. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Karl Zilliken

Suggerimenti