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Traverso, valoroso reduce di Russia compie cento anni e rompe il silenzio

Traverso con i figli Claudio e Silvano nella sua casa di Ronco DIENNETraverso durante il servizio come motociclista nella Celere
Traverso con i figli Claudio e Silvano nella sua casa di Ronco DIENNETraverso durante il servizio come motociclista nella Celere
Traverso con i figli Claudio e Silvano nella sua casa di Ronco DIENNETraverso durante il servizio come motociclista nella Celere
Traverso con i figli Claudio e Silvano nella sua casa di Ronco DIENNETraverso durante il servizio come motociclista nella Celere

Zeno Martini «Nonostante tutte le pallottole che mi hanno sfiorato su ben tre fronti di guerra, nessuno m'ha copà». Così Gino Traverso, classe 1920, annuncia di aver raggiunto il secolo, che festeggerà oggi a Ronco. Gino ha combattuto tra il 1940 e il 1943 su ben tre fronti: Francia, Bosnia e Russia. Ma come si riesce a sopravvivere al ghiaccio del Don e vivere così a lungo? «Non ha mai fumato, non è mai andato al bar e ha lavorato tanto», assicurano i suoi due figli Claudio e Silvano. «La cosa certa», aggiungono, «è che in Russia ne ha viste tante e in casa nostra la ritirata dal fronte del Don non è mai terminata, perchè i racconti di nostro padre non si sono mai interrotti». Un racconto che, tuttavia, Gino ha fatto finora solo tra le mura domestiche. Per il suo centesimo compleanno, Traverso ci ha affidato la sua toccante testimonianza di reduce. Nato ad Isola Rizza, dopo essersi sposato, si trasferì a Ronco, in via Saletto. Ha lavorato in vetreria, prima in Borgo Venezia, a Verona, poi a Colognola ai Colli, finché nel 1981 è andato in pensione. Per le sue valorose esperienze militari è stato insignito con la Croce al merito di guerra italiana e con la Croce al merito di guerra tedesca, la cosiddetta «Croce del freddo». Con altri 29 commilitoni venne inviato come motociclista del 3° Celere (guidava una moto Guzzi) prima sul fronte bosniaco e poi aggregato al reggimento bersaglieri nella Campagna di Russia. «Avevamo il compito di scortare le colonne militari», ricorda Traverso. Gino venne spedito in Russia nel 1941. Dopo di lui, arrivò a combattere anche suo fratello Guglielmo, classe 1915, che partì con il 79esimo battaglione Pasubio e finì direttamente sul fronte del Don. Una stranezza quella di due fratelli inviati entrambi in Russia: in genere ne veniva mandato solo uno. «Siamo riusciti a fare ritorno tutti e due, un vero miracolo», confessa Traverso. Gino, in sella alla sua moto, ha visto marciare per un mese intero l'armata tedesca comandata dal generale Friedrich Paulus mentre occupava Stalingrado. «I tedeschi ci accusavano di aver ceduto sul fronte del Don», svela il centenario, «se ci siamo salvati è stato per il buon cuore delle donne russe e dei vecchi con la barba ghiacciata dentro le isbe». «Ogni isba aveva la mucca dello Stato, grazie alla quale scremavano il latte e con il siero che avanzavano ci riempivano le gavette», descrive il reduce, «a volte ci davano delle patate grandi come un’unghia». Gino, tra quelle generose donne russe, incontrò anche il suo primo amore. «Si chiamava Maruska», confida Gino, «ho trascorso quel Natale con lei: io portai una bottiglia di vino alla sua famiglia, che accompagnammo ad un risotto fatto d'orzo, perchè là il riso non c'era». «Erano molto più benevoli e generosi nei nostri confronti i russi che i tedeschi», assicura il centenario. «Ad un certo punto finimmo il gasolio per le motociclette, così le abbandonammo là tutte e 30». «Durante la ritirata siamo rimasti per un mese senza viveri: non avevamo nulla da mettere sotto i denti, solo neve», narra Traverso, «tirava un vento talmente gelido che ci feriva anche se vestiti». Mentre Gino si trovava incolonnato a 40 sotto zero uscì per fare pipì. Quella fu la sua salvezza. «Vidi un cappellano che invitava alcuni soldati a salire su una camionetta e lì seguii: fu la mia fortuna», ricorda il centenario, «ma finito il gasolio il camion si fermò». Da Stalino, Gino e gli altri occupanti marciarono verso l'Ucraina per 100 km. Una volta giunto in Crimea, venne soccorso dai tedeschi e portato in un ospedale militare, perchè semi-congelato. Dal Mar Nero, Traverso fece rientro in treno al Brennero e tornò a Ronco. •

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