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Tormentava e picchiava la fidanzata minorenne Condannato a due anni

Lesioni e stalking: le accuse che hanno portato alla condanna
Lesioni e stalking: le accuse che hanno portato alla condanna
Lesioni e stalking: le accuse che hanno portato alla condanna
Lesioni e stalking: le accuse che hanno portato alla condanna

Ossessionato. Ma violento e incapace di accettare un no e incapace di contenersi. Thomas, 25 anni, originario di Bovolone e attualmente in carcere, è un giovane che, stando alle denunce della ragazza con la quale nell’agosto 2018 aveva una relazione, le mani le alzava spesso. Troppo spesso e per questo lei, stanca di quel ragazzo dal comportamento violento, lo aveva lasciato. L’aveva picchiata prima e ha iniziato a perseguitarla dopo. Lesioni e stalking le accuse alle quali si aggiunge l’evasione: perchè per andare a tormentarla per convincerla a riprendere la relazione era evaso dagli arresti domiciliari. Due anni e 10 mesi la condanna che ieri il giudice dell’udienza preliminare Marzio Bruno Guidorizzi ha inflitto al giovane (difesa Marcolini) che da novembre è in carcere e ci resterà. Thomas dovrà anche risarcire con 10mila euro la ex fidanzatina (all’epoca minorenne) che con l’avvocato Bedoni si è costituita parte civile. Le storie finiscono ma questa è una circostanza che Thomas non accetta: aveva avuto, o meglio creato, problemi con la precedente ragazza e non ha cambiato atteggiamento nemmeno con la giovane di 17 anni che frequentava nel 2018. Calci e schiaffoni, questo l’atteggiamento che ebbe nel corso del mese di agosto in due occasioni: l’11, durante un litigio, le diede un calcio all’altezza del fianco e un’altra volta invece la spintonò da dietro facendola cadere e poi le fece sbattere la faccia a terra causandole «lesioni consistite in taglio/tumefazione della bocca con fuoriuscita di sangue». Fu in seguito a ciò che lei decise di lasciarlo, di non vederlo più ma le cose non migliorarono: litigarono anche in seguito e a quel punto oltre alle botte iniziò a minacciarla. «Mi stai facendo arrabbiare, ti picchio, se avessi un coltello te lo pianto in gola» e quel giorno, il 13 settembre, le lanciò sul viso il cellulare rompendole gli occhiali da sole. Traumi al volto e prognosi di dieci giorni ma quel che aggravò la sua posizione fu la circostanza che da marzo era ai domiciliari e avrebbe potuto assentarsi per andare al lavoro fino all’11 settembre (perchè in quella data avrebbe smesso l’attività lavorativa). Non ha smesso di perseguitarla attraverso messaggi e telefonate nelle quali le chiedeva «di non provocare la sua ira». Chiamava gli amici, ossessionato da movimenti e dalle frequentazioni di lei e il 28 settembre (era sempre agli arresti domiciliari) approfittando della possibilità di uscire (il giudice lo aveva autorizzato ad andare a sottoporsi ad una visita) era andato nella scuola frequentata da lei, si era piazzato davanti all’aula nella quale lei stava assistendo alle lezioni e venne allontanato solo grazie all’intervento degli insegnanti. Il 19 novembre, alla luce di ciò, venne arrestato. Ed ora è in carcere.

F.M.

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