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Tir a fuoco a Vicenza L’autista non c’entrava

Il camion incendiato
Il camion incendiato
Il camion incendiato
Il camion incendiato

Era una vicenda singolare quella che aveva fatto finire sotto inchiesta un camionista, che per due coincidenze si era ritrovato indagato per incendio doloso. La prima, che è un uomo robusto; la seconda, che era stato licenziato da una ditta. Però, Goran Ristic, 53 anni, nato in Serbia e residente a Cologna Veneta, con quell’incendio non c’entrava per nulla. Lui la sera che erano partite le fiamme era da tutt’altra parte, e ha potuto dimostrarlo. Per questo, assistito dall’avvocato Paolo Palamara, ha convinto la procura che con il pubblico ministero Barbara De Munari ha chiesto e ottenuto l’archiviazione del procedimento. E per Ristic è finito un incubo, in cui era precipitato a sua insaputa. Era la tarda serata del 25 novembre 2014 quando i vigili del fuoco e i carabinieri del Radiomobile intervennero in via dell’Industria, a Vicenza. Nelle immediate vicinanze del cortile della Legatoria Olivotto stava andando a fuoco un articolato Man della ditta «C.D. Log srl» con sede a Cologna. Le fiamme avevano devastato il mezzo e il cassone con la cella frigorifera. Per i pompieri, il rogo era di sicura natura dolosa. Lo confermava peraltro anche un vicentino che abita nelle vicinanze e che quella sera stava passeggiando con il cane. Il testimone aveva riferito di aver visto un furgone vetrato affiancarsi al tir; era sceso un uomo con due taniche, che dopo aver provocato un forte rumore, aveva versato all’interno il contenuto. Il furgone era ripartito e subito dopo era scoppiato l’incendio. Umberto Bonollo, titolare della ditta di trasporti veronese, aveva spiegato che l’autista Arben Gumeni lo aveva posteggiato lì perché abita a due passi. Bonollo aveva riferito poi ai militari di non aver mai subito minacce, ma di aver licenziato poco prima due dipendenti, fra cui Ristic, che lavorava come autista ma che alla scadenza del contratto a tempo determinato non era stato confermato. Di qui i sospetti su di lui: al testimone vennero mostrate delle foto e lui credette di riconoscerlo. Come spiegherà poi davanti al giudice nel corso dell’incidente probatorio, lo aveva indicato perchè era l’unico corpulento. In tribunale, non lo riconobbe fra tre persone, tutte di corporatura robusta. Fra l’altro Ristic la sera dell’incendio era a Imola. Lo testimoniano il cronotachigrafo del suo camion, il nuovo datore di lavoro, i documenti di trasporto di quel viaggio. Non solo: Ristic non aveva alcunchè da ridire con la vecchia azienda: attraverso il tribunale del lavoro, aveva ottenuto giustizia e un adeguato rimborso già bonificato. Ancora, all’epoca il camionista usava per curarsi un apparecchio medico provvisto di una scheda di memoria, che dimostrava che di certo non poteva essere a Vicenza ad appiccare roghi notturni. L’indagine gli aveva creato qualche grattacapo ma con questi elementi in mano il fascicolo è stato subito archiviato. •

D.N.

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