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Assalto, fuga e arresto

Svuotano conceria
e sequestrano
custode e moglie

La Sirp a Cologna Veneta (Dienne)
La Sirp a Cologna Veneta (Dienne)
La Sirp a Cologna Veneta (Dienne)
La Sirp a Cologna Veneta (Dienne)

Sono spuntati improvvisamente dall’oscurità e, pistole in pugno, hanno aggredito alle spalle il custode della ditta impegnato in uno degli abituali giri di perlustrazione. Dopo averlo picchiato e immobilizzato, hanno rinchiuso il dipendente, assieme alla moglie rientrata nel frattempo da una passeggiata, nella guardiola dello stabilimento. Quindi, nelle tre ore successive, i banditi si sono dedicati a ripulire i magazzini della ditta, da cui hanno trafugato 30 bancali di pellame e si sono dileguati nella notte. La rocambolesca rapina, con duplice sequestro e fuoriprogramma da brivido degni di un film d’azione, è stata messa a segno l’altra sera, da un commando formato da almeno sette persone, alla «Sirp», una conceria che si trova in via Sule, nella prima periferia di Cologna.
 
L’ASSALTO. Erano le 21.20 quando S.B., il sorvegliante 56enne che abita con la famiglia in un appartamento ricavato all’interno della fabbrica, stava ispezionando i vari blocchi dell’azienda specializzata nella produzione di croste bovine secondo un sistema rinomato a livello internazionale. L’ultimo turno di lavoro si era concluso da una ventina di minuti e a poche centinaia di metri, nel centro della città del mandorlato, stavano spegnendosi gli echi della campagna elettorale in vista del voto di oggi. Una serata normale come tante altre, dunque, che di punto in bianco è sfociata però in un assalto stile Arancia Meccanica, condito da minacce, violenza e percosse. Un incubo durato 180 minuti, che sono sembrati però un’eternità. E che il custode e sua moglie, una 46enne originaria del Brasile, faranno sicuramente fatica a dimenticare. Ad un certo punto, infatti, dal buio si sono materializzati tre individui, armati, con il volto travisato dal passamontagna e le mani fasciate da guanti, che hanno sorpreso l’addetto all’esterno dello stabilimento mettendo bruscamente fine al suo giro d’ispezione. I malviventi, dopo aver scaraventato a terra il 56enne, lo hanno bloccato e poi l’hanno colpito in testa con il calcio della pistola perché si rifiutava di collaborare. Dopodiché, sotto la minaccia dell’arma, l’hanno costretto a rivelare i codici d’accesso dei cancelli della conceria, di cui avevano bisogno per entrare con il tir ed asportare la merce.
 
IL SEQUESTRO. Mentre il resto della banda, composta da pendolari del crimine in arrivo dal Sud Italia, introduceva nel piazzale della «Sirp» la motrice e il rimorchio con cui avrebbe di lì a poco svuotato il magazzino, i loro complici hanno provveduto a sequestrare il custode richiudendolo nella guardiola al piano terra dell’azienda dopo averlo immobilizzato con delle fascette di plastica. Stessa sorte è capitata anche alla moglie dell’addetto, che è stata bloccata dai rapinatori al suo rientro da una passeggiata con i cani e legata ad una sedia. La coppia, sotto choc e dolorante, è rimasta in balìa dei banditi fino a mezzanotte e 40 quando il commando ha lasciato la conceria, posta all’imbocco della provinciale per San Bonifacio, per dirigersi verso il casello autostradale di Soave.
 
IL CARICO. Una volta sicuri di poter agire indisturbati, i malviventi hanno iniziato a caricare sul tir, risultato rubato in precedenza, una trentina di bancali di pelle nera semilavorata di ottima qualità, destinata alla fabbricazione di borse e scarpe da donna, il cui valore si aggira sui 100mila euro. Durante le operazioni, i rapinatori, traditi forse dalla fretta e dall’agitazione, sono incappati però in un incidente di percorso. Con il muletto, usato per il trasbordo dei pellami, hanno infatti bucato una ruota della motrice. Quindi, per non mandare in fumo la razzìa, hanno dovuto procurarsene in velocità un’altra, probabilmente mettendo a segno un furto lampo nella zona. E così hanno salvato colpo e bottino facendo poi perdere le loro tracce.
 
L’ALLARME. Non appena il commando si è dileguato, il custode, originario di Castelmassa (Rovigo), con le forze che gli rimanevano in corpo dopo i momenti di terrore vissuti assieme alla moglie, ha chiamato il 112. Sul posto sono giunti i carabinieri della stazione di Cologna e del Nucleo operativo e Radiomobile di Legnago, che hanno avviato le ricerche diramando l’allarme agli altri comandi per cercare di bloccare il camion prima che imboccasse l’autostrada A4 o la Transpolesana. Nel frattempo, il 56enne, sanguinante e col volto tumefatto, è stato portato in ambulanza all’ospedale di San Bonifacio dove è stato medicato per i traumi riportati nell’aggressione e dove ieri era ancora ricoverato in Osservazione.
 
L’ARRESTO. Le indagini, condotte dalla compagnia di Legnago con i carabinieri di San Bonifacio, hanno avuto una svolta inaspettata a distanza di un’ora dalla rapina. All’1.30, una pattuglia della stazione di Monteforte ha infatti intercettato il rimorchio carico di pelli all’altezza del casello di Soave. Sulla motrice si trovavano due pregiudicati pugliesi, di Cerignola (Foggia), nati nel 1972 e nel 1974. Entrambi sono stati arrestati e trasferiti in camera di sicurezza. Ieri, su disposizione del magistrato di turno, Gennaro Ottaviano, sono stati rinchiusi nel carcere di Montorio in attesa dell’udienza di convalida. La loro identità verrà resa nota, assieme ad altri particolari, nella conferenza stampa indetta per domani al Comando provinciale dell’Arma.

Stefano Nicoli

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