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LEGNAGO

«Spoglie di Salieri in duomo» Riparte la «guerra» con Vienna

Parrocchia e Comune hanno dato il loro benestare all'operazione Il primo tentativo fatto nel 2013 era fallito dopo il veto delle autorità
Da sinistra, Giacomelli sulla tomba di Salieri col prefetto della chiesa
Da sinistra, Giacomelli sulla tomba di Salieri col prefetto della chiesa
Da sinistra, Giacomelli sulla tomba di Salieri col prefetto della chiesa
Da sinistra, Giacomelli sulla tomba di Salieri col prefetto della chiesa

Ricomincia la battaglia burocratica per portare a casa le spoglie di Antonio Salieri. Il Comitato «Legnago per Salieri», istituito nel 2011 da otto soci fondatori e da tre associazioni culturali con l'intento di valorizzare le opere dell'illustre compositore, ad oltre un anno e mezzo di distanza dal primo tentativo andato a vuoto, ha riavviato le pratiche per traslare la salma del musicista legnaghese nella città in cui nacque nel 1750.
Attualmente, infatti, Salieri, che nel celebre film «Amadeus» diretto nel 1984 dal regista Milos Forman era dipinto erroneamente come rivale e mandante dell'assassinio di Mozart, è sepolto nel cimitero maggiore «Zentralfriedhof» di Vienna, dove morì nel 1825. L'anno scorso, il comitato aveva compiuto i primi passi per ottenere dalle autorità viennesi il corpo di quello che fu, per 36 anni, maestro di cappella alla corte degli Asburgo. Tale richiesta si scontrò tuttavia con il categorico «nein» di Andreas Mailath-Pokorny, assessore alla Cultura della capitale austriaca. Nonostante quest'inghippo, il «club salieriano», presieduto da Loretta Paola Giacomelli, subentrata lo scorso aprile all'ex consigliere regionale Franco Bozzolin, è tornato alla carica, forte anche dell'appoggio della nuova amministrazione di centrosinistra guidata dal sindaco Clara Scapin.
Nel nuovo iter per lo spostamento dei resti di Salieri, l'associazione si è posta un preciso obiettivo. «Anziché tumulare le spoglie del compositore nel cimitero del capoluogo», evidenzia Giacomelli, «puntiamo a trasferire i resti del musicista all'interno del duomo di San Martino vescovo». A tal proposito, la presidentessa evidenzia: «Al parroco don Diego Righetti abbiamo già comunicato l'intento, e lui si è dichiarato favorevole». «Siamo convinti», prosegue Giacomelli, «che, data la profonda religiosità del compositore, e per il numero di opere sacre da lui create, San Martino possa essere il luogo più consono e definitivo per custodire i resti e tramandare ai posteri il ricordo di questo illustre personaggio. Di sicuro non ci arrenderemo: ci attiveremo con tutti gli enti preposti per raggiungere il nostro intento».
L'associazione, nel frattempo, ha già fatto stampare 2.500 cartoline-ricordo, da distribuire nei prossimi mesi, raffiguranti Salieri tra la Minoritenkirche di Vienna, chiesa a cui il musicista era affiliato, ed il teatro legnaghese a lui intitolato. «In quest'ultimo anno e mezzo», puntualizza Giacomelli, «non siamo rimasti fermi. Inoltre, lo scorso maggio ho posato dei fiori sulla tomba di Salieri, accompagnata da Daniela Panella Jirout, prefetto, ossia responsabile, della Congregazione che gestisce la Minoritenkirke».
Il primo cittadino e l'assessore alla Cultura, Silvia Baraldi hanno condiviso in pieno la proposta del Comitato, concedendo il loro benestare all'operazione attraverso una lettera. Del resto, lo spostamento della tomba del compositore dal cimitero maggiore di Vienna all'interno di una chiesa, in quel caso la Minoritenkirke, era stata sollecitato alle autorità austriache già nel 2005 proprio dall'attuale sindaco, all'epoca assessore alla Cultura della Giunta Gandini.
Tale istanza, tuttavia, rimase lettera morta. «La collocazione delle spoglie nel nostro duomo», evidenzia Scapin, «rispetto al cimitero, consentirebbe di celebrare Salieri come un grande artista, alla stregua di quanto è avvenuto in altre città nei confronti di musicisti e letterati. Inoltre, in parrocchia si conservano i registri con il suo atto di battesimo». Infine, assicura: «Attiveremo i nostri contatti istituzionali affinché la traslazione possa avvenire».
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Fabio Tomelleri

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