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Un 34enne di Rimini

Si schianta in un fossato e muore annegato. Era alla guida di un'auto rubata

Tragedia a Castagnaro, muore alla guida dell'auto rubata (Diennefoto)
Tragedia a Castagnaro, muore alla guida dell'auto rubata (Diennefoto)
Tragedia a Castagnaro, muore alla guida dell'auto rubata (Diennefoto)
Tragedia a Castagnaro, muore alla guida dell'auto rubata (Diennefoto)

Ha perso il controllo dell’auto, rubata la sera precedente in provincia di Rimini, mentre percorreva ieri mattina una strada sterrata alla periferia di Castagnaro (Verona). E in pochi istanti l’utilitaria è piombata in un canale irriguo, con un metro e mezzo d’acqua, trasformandosi in una trappola mortale dopo una spaventosa carambola.

 

Il giovane al volante è deceduto infatti all’istante per annegamento. E a quel punto, al di là dei rilievi di rito, per la polizia locale del distretto «Basso Adige» e i carabinieri della stazione cittadina, intervenuti sul posto con il personale del 118, si è presentato davanti un autentico rebus per riuscire a dare un nome e un cognome alla vittima priva di documenti.

 

Dopo una serie di febbrili ricerche incrociate, gli investigatori sono risaliti all’identità dello sfortunato conducente: si tratterebbe di Albano Ahmetovic, un cittadino bosniaco di 34 anni residente a Santarcangelo di Romagna, nel Riminese. La conferma ufficiale arriverà infatti solo dagli accertamenti dattiloscopici per l’identificazione personale attraverso le impronte digitali.

 

Erano le 9.20 quando il giovane, dopo aver dato in escandescenze in paese complice qualche bicchiere di troppo - dapprima ha avuto una discussione con un barista poi ha battibeccato con un agricoltore  - ha imboccato al volante della Fiat Punto nera via Argine Valle, una strada immersa nelle campagne di Menà che sbuca su alcuni fondi agricoli. Improvvisamente, vuoi per una distrazione, la velocità sostenuta o lo stato di alterazione, non è più riuscito a governare la macchina, che si è trasformata in una scheggia impazzita.

 

La Punto - in base ad una prima ricostruzione effettuata dagli agenti coordinati dal vice commissario Pietro Ballottin - ha iniziato a zigzagare fino a piombare, dopo una frenata di circa 30 metri, in un canale irriguo situato a destra della carreggiata dove ha terminato la sua corsa cappottandosi.

 

A dare l’allarme è stato il dipendente di un Consorzio di bonifica che ha scorto l’utilitaria immersa nell’acqua. Sul luogo dell’incidente sono giunti di lì a poco, oltre a vigili, carabinieri, ambulanza e elicottero di Verona Emergenza, anche i pompieri di Legnago, che hanno provveduto a recuperare l’auto dove era rimasto intrappolato Ahmetovic. Purtroppo, i disperati tentativi di rianimarlo si sono rivelati vani e alla 10.08 al medico legale non è rimasto che constatare il decesso del 34enne.

 

Mentre la polizia locale era impegnata a coordinare le operazioni di soccorso e a ricostruire l’esatta dinamica del terribile schianto, ai militari del maresciallo capo Massimo Previtali si è presentato davanti un vero e proprio giallo. Nessuno in paese, e nemmeno al campo nomadi di Menà dove si presumeva avesse qualche conoscenza e fosse perciò diretto, lo conosceva. A complicare l’identificazione del ragazzo annegato nello scolo di Menà ha contribuito poi l’assenza di documenti.

 

Il tassello mancante a quel puzzle tragico lo hanno messo dopo alcune ore le indagini grazie alle quali si è risaliti all’identità dell’automobilista che aveva precedenti con la giustizia. Oltre ad avere un segno distintivo: una grossa protuberanza sulla tempia destra. La certezza arriverà comunque solo dalla comparazione delle impronte. La salma di Ahmetovic, una volta informato il pm di turno, la dottoressa Elisabetta Labate della Procura scaligera, è stata trasferita all’istituto di Medicina legale del policlinico veronese di Borgo Roma a disposizione dell’autorità giudiziaria. •.

Stefano Nicoli

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