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LEGNAGO

Sedicenne preso a pugni nei bagni della scuola. Il padre: «È traumatizzato»

Carabinieri di Legnago
Carabinieri di Legnago
Carabinieri di Legnago
Carabinieri di Legnago

«Sono andato in bagno durante l’ora di inglese e due studenti di altre classi, senza alcun motivo, mi hanno preso a pugni scaraventandomi sul pavimento. Mentre cadevo a terra ho sbattuto la testa su uno spigolo e sono svenuto per una decina di secondi». È la sintesi del drammatico racconto fatto lunedì mattina da un sedicenne al preside della scuola che frequenta a Legnago.

 

Il ragazzino, sanguinante e sotto choc, dopo essersi ripreso da quel terribile incontro che gli ha lasciato il volto tumefatto e l’ha poi costretto a ricorrere alle cure del Pronto soccorso, non ci ha pensato infatti due volte a denunciare l’aggressione appena subita. Senza farsi intimorire dai due bulli, che conosceva solo di vista per averli incontrati qualche volta nei corridoi dell’istituto. Due coetanei che, in un impeto di violenza inaudita, l’hanno picchiato brutalmente procurandogli un trauma cranico giudicato guaribile in 10 giorni.

 

Mancava poco a mezzogiorno quando il sedicenne, nato in Italia da genitori marocchini, ha chiesto al suo insegnante di poter andare in bagno. E, a quel punto, si è trovato nel mezzo di un inferno che non presagiva nemmeno lontanamente. Attimi di terrore, che lo studente -  residente con la famiglia in un Comune della Bassa - ha ripercorso nella denuncia per lesioni presentata ieri ai carabinieri di Legnago, dove è stato accompagnato dal padre e da un amico di famiglia.

 

«Mentre mio figlio si apprestava ad uscire», riferisce sconvolto il papà del giovane percosso, «è stato chiamato da un ragazzo incrociato nella toilette, che gli ha chiesto che classe frequentasse pronunciando poi una parola in romeno. Mio figlio non ha capito cosa volesse dire e si è messo a ridere». Ed è bastato un sorriso a scatenare la reazione violenta dell’altro studente che, sentendosi probabilmente preso in giro, gli ha sferrato d’istinto un pugno al volto. «A quel punto», prosegue il padre, operaio di 46 anni, ripercorrendo la vicenda messa a verbale dalla vittima davanti ai militari, «mio figlio, temendo il peggio, ha proteso le mani in avanti e l’ha spinto per farlo indietreggiare».

 

Ma lo screzio non è finito lì. Il secondo assalto In quel preciso istante è intervenuto un terzo studente, anche lui straniero, che si trovava sempre nel bagno. E anche lui si è scagliato con veemenza contro il sedicenne già spaventato a morte da quella prepotenza di cui non capiva le ragioni. «Questo ragazzo», racconta il padre, «ha colpito mio figlio addirittura con tre pugni in sequenza facendogli perdere l’equilibrio e stordendolo al punto che è finito sul pavimento svenuto».

 

Poco dopo il giovane, mentre i due bulli si erano già allontanati lasciandolo da solo dolorante a terra, si è ripreso. Quindi si è avvicinato al lavandino, si è abbassato la mascherina, e ha visto che perdeva sangue. Aveva le labbra gonfie, lividi su tutto il volto e la testa che gli scoppiava. Ma non si è perso d’animo. E, dopo essersi sciacquato la faccia, è corso negli uffici della dirigenza. 

 

Senza il minimo timore di incorrere in ritorsioni da parte dei due baby picchiatori, che hanno scambiato la scuola per un pericoloso ring, il sedicenne ha raccontato nei minimi dettagli al preside l’agghiacciante sequenza, fatta di prevaricazione, cazzotti e tanta rabbia, appena subita nei bagni dell’istituto. Il dirigente, a dir poco turbato da quel racconto da brividi che poteva degenerare, se ne è guardato bene dal mettere tutto a tacere per il buon nome della scuola. Anzi, ha invitato il ragazzo a rivolgersi ai carabinieri.

 

Poi ha avvisato il padre, che è corso subito a prenderlo per accompagnarlo al Pronto soccorso. «Non appena ho visto mio figlio conciato in quel modo, con tutto il volto gonfio», confida il 46enne, «ho stentato a credere che fosse successa una cosa così orribile. È infatti un ragazzino tranquillo, che non ha mai dato problemi a casa come a scuola, ben integrato e benvoluto. Spero che si riprenda in fretta perché è rimasto traumatizzato». Ora spetterà ai carabinieri dare un nome e un cognome ai due «aguzzini» di cui la vittima non ha saputo fornire le generalità. •.

Stefano Nicoli

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