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Elezioni

Salvini, sfida a Bovolone. «Duello al ballottaggio poi la partita a Verona»

Matteo Salvini con la candidata sindaco di Bovolone Silvia Fiorini DIENNEFOTO
Matteo Salvini con la candidata sindaco di Bovolone Silvia Fiorini DIENNEFOTO
Salvini a Bovolone (Diennefoto)

«La partita in vista delle elezioni di Verona nel 2022? Si giocherà a bocce ferme, dopo i risultati di lunedì. Per il momento non ho sentito, non ho visto e non ho incontrato nessuno. Ora mi dedico solamente a Bovolone e agli altri 40 Comuni che andranno al ballottaggio il 17 e il 18 ottobre».

Ieri sera, il segretario federale della Lega, Matteo Salvini, è ritornato per la seconda volta, nel giro di poco più di tre settimane, nella cittadina del mobile. Ma chi si aspettava ghiotte rivelazioni sull’ipotizzato rientro nel Carroccio di Flavio Tosi, «epurato» nel 2015 ed ora possibile sfidante del sindaco uscente Federico Sboarina, è rimasto deluso. Il «Capitano», accolto da un bagno di folla nel centro ricreativo Crosare di via Ca’ Persa - scelto a quanto pare in barba alla scaramanzia, forse proprio come antidoto alla sfortuna - dopo una tappa al pastificio Mozzo di Villafontana «dove si produce pasta solo con grano veneto» non ha sciolto infatti le riserve.

L’ex ministro dell’Interno, dopo una giornata concitata tra Roma e Trieste, si è dedicato unicamente a tirare la volata a Silvia Fiorini, la candidata del centrodestra, per la prima volta unito nella storia politica di Bovolone, che ha mancato per un soffio la vittoria al primo turno. E che ora dovrà vedersela con Orfeo Pozzani, a capo di due civiche che si è fermato a poco più del 40 per cento con uno scarto di circa 600 voti. In mezzo c’è il primo partito della cittadina del mobile, ovvero quello dei 5.308 astenuti che hanno disertato le urne. È a loro che lo stato maggiore del Carroccio - dal commissario regionale Alberto Stefani a quello provinciale Nicolò Zavarise passando per la vicepresidente della Regione Elisa De Berti alla dozzina di sindaci del territorio freschi di elezione - ha rivolto un accorato appello a recarsi alle urne al secondo turno. Un invito caldeggiato a più riprese anche dal «Capitano».

«Due settimane fa», ha osservato Salvini, «ci è mancato davvero poco, ora contiamo che quello che serviva per la vittoria arrivi con abbondanza lunedì». «Chi vota vince», ha poi aggiunto, «chi sta a casa perde a prescindere dallo schieramento. Ripasserò volentieri dopo la vittoria. Qui c’è un’idea di città ben chiara e precisa, c’è esperienza, c’è una bella squadra». E giù applausi. «Siamo qui a parlare del futuro di Bovolone, del suo ospedale, dei suoi giovani che non devono scappare dal territorio per andare a lavorare altrove», ha precisato. «Certo che arrivare al primo turno al 48,9% vuol dire che era un disegno divino. Dovete avere 15 giorni di pazienza in più».

Quindi una raccomandazione alla 43enne assistente sociale prestata alla politica: «Devi cancellarti dalla testa di essere in vantaggio e partire da 0 a 0. In questi cinque giorni ogni singolo voto conquistato farà la differenza».

Chiusa questa parentesi, e prima di sedersi a tavola davanti a un piatto di risotto - «Ho una fame da morire» - Salvini ha messo ulteriormente in chiaro la sua posizione su Verona: «Dalla settimana prossima torneremo a parlare di amministrative. Il Veneto andrà al voto in due Comuni capoluogo, a Padova, dove siamo all’opposizione ma stiamo già costruendo una bella squadra. E a Verona, dove so che c’è stata qualche polemica, c’è qualche bisticcio di troppo, c’è qualche divisione. A me interessa la città al di là degli equilibri politici. Non m’interessano le beghe di partito», ha puntualizzato.

«Vedremo il livello di soddisfazione dei veronesi sull’amministrazione uscente e poi partiremo a novembre con l’idea di formare una squadra compatta». Ma il telefono è squillato, ha sentito Tosi? «Fino a lunedì», ha glissato il segretario federale, «rispondo solo ai 40 sindaci al ballottaggio. A me interessano le opere pubbliche, la cittadella dello sport, l’aiuto ai commercianti. Mi interessa il futuro di Verona».

Infine un annuncio con stoccata incorporata: «Faremo tra novembre e dicembre i congressi della Lega in tutte le città, ormai abbiamo più di 1.500 sezioni. Chi fa l’assessore regionale si occupa della Regione e chi fa il segretario di Verona si occupa di Verona». Parole che tagliano la testa ai mal di pancia interni al Carroccio sull’abbozzato patto con Tosi. E che sembrano rivolte in particolare all’assessore padovano Roberto Marcato, che si oppone al rientro dell’ex sindaco di Verona nella Lega. «Io ragiono», ha chiarito Salvini, «del presente e del futuro. Un movimento autonomista è autonomista per quello. Ognuno fa il suo mestiere». Poi l’abbraccio a Silvia Fiorini, che incassa l’endorsement del «Capitano» e si affida agli astenuti, il vero ago della bilancia al ballottaggio. .

 

Stefano Nicoli

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