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Castagnaro

Pubblicano su Tik Tok il video in cui sfilano del rame rubato: denunciati madre e tre figli

di Stefano Nicoli
Tre dei denunciati impegnati a «spellare» i tubi di plastica
Tre dei denunciati impegnati a «spellare» i tubi di plastica
Tre dei denunciati impegnati a «spellare» i tubi di plastica
Tre dei denunciati impegnati a «spellare» i tubi di plastica

Hanno pubblicato su TikTok il video girato mentre spellavano, sulle note di una canzone arabeggiante, centinaia di tubi di plastica per estrarre chili e chili di rame accatastati poi su due furgoni parcheggiati alle loro spalle.

Ma si sono incastrati con le loro mani, ritenendo forse che le forze dell’ordine non «fiutassero» pure tra i filmati postati nella App di videosharing sempre più in voga tra i giovanissimi, ma non solo, smaniosi di dare sfogo alla propria creatività. La «performance», della durata di una decina di secondi, non è passata infatti inosservata ai carabinieri della stazione di Minerbe, che stavano indagando su un giro di furti di «oro rosso», molto redditizio e facilmente smerciabile sul mercato nero.

E così quattro persone residenti nel campo nomadi di Menà - tre uomini e la madre di uno di loro - sono state denunciate a piede libero per ricettazione. Le cataste di fili del ricercato metallo recuperate dall’Arma - oltre 25 quintali per un valore superiore ai 10mila euro - sono state trasferite in un deposito giudiziario sulla scorta del sequestro convalidato dal pm Maria Beatrice Zanotti della Procura di Verona. Ed ora per i militari si apre un complesso lavoro per cercare di risalire alla provenienza del rame, che con tutta probabilità è di provenienza illecita visto che le quattro persone «pizzicate» in flagrante non sono riuscite a giustificarne il possesso. Le bobine da «sbucciare» potrebbero essere state sottratte nei depositi di aziende, così come in cantieri edili, in qualche impianto fotovoltaici e persino nelle reti dell’illuminazione pubblica.

A dirlo saranno i codici impressi nei tubi accatastati nel campo di via Valle Menà ed altri elementi raccolti ed ora al vaglio dei carabinieri. L’«Operazione TikTok» - come è stata ribattezzata nel centro della Bassa, dove si è aperta subito la caccia al video incriminato, rimosso nel frattempo dall’autore - è stata eseguita lo scorso fine settimana dagli uomini del maresciallo Simone Bazzani con i colleghi di Sanguinetto. Tutto è partito da una serie di accertamenti su un uomo domiciliato nel «quartiere» composto di case e roulotte dove vivono una cinquantina di persone, molte delle quali note alle forze dell’ordine per arresti e denunce pregressi. Ed è stato nel corso delle verifiche su questo soggetto, visto più volte bazzicare attorno all’isola ecologica di Minerbe e finito nei guai un paio di settimane fa, che i militari si sono imbattuti nel video, a dir poco sorprendente, sulla lavorazione del rame. Nel filmato si notano tre uomini intenti a sfilare, con tanto di guanti, una distesa di tubi di plastica sui ritmi dance di un brano arabo. Immagini inequivocabili con «attori» peraltro conosciuti dagli inquirenti, che hanno seduta stante identificato il «set» nel campo nomadi di Menà, finito più volte al centro delle cronache e diventato nel tempo un «sorvegliato speciale».

A quel punto, i sospetti che quell’attività non fosse del tutto cristallina hanno fatto scattare immediatamente il blitz. E la scena che si è presentata nel tardo pomeriggio di sabato agli occhi delle pattuglie ha confermato le immagini viste poco prima sul video di TikTok. Sul piazzale c’erano cumuli di plastica mentre l’«oro rosso» ricavato con olio di gomito e aiutandosi con un apposito attrezzo, erano occultato in due furgoni chiusi a chiave. Al termine dell’intervento, che ha permesso di sequestrare un quantitativo di rame addirittura superiore alle previsioni, è scattata così la denuncia a carico di A.D., 53 anni, A.M., di 37, A.G., di 29 e A.N. di 27 anni, ritenuti dagli inquirenti, almeno per il momento, ricettatori del pregiato metallo. •

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