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Raffica di roghi, Attila torna a colpire

Un tratto di argine del fiume Guà, a Pressana,  incendiato dal piromane che colpisce nella zona da anni
Un tratto di argine del fiume Guà, a Pressana, incendiato dal piromane che colpisce nella zona da anni
Un tratto di argine del fiume Guà, a Pressana,  incendiato dal piromane che colpisce nella zona da anni
Un tratto di argine del fiume Guà, a Pressana, incendiato dal piromane che colpisce nella zona da anni

Raffica di roghi sugli argini del Guà a Roveredo e a Pressana, i cittadini temono che «Attila il piromane» sia tornato in azione. Nessuno vuole pronunciare il suo nome, anche perché nessuno conosce la sua identità, nonostante gli agenti della polizia locale e i volontari della protezione civile abbiano tentato per nove lunghi anni di stanarlo. Eppure il «flagello degli argini» sembra tornato. Dopo l’ultimo raid, se così si può dire, dell’agosto del 2017, quando l’incendiario senza volto aveva appiccato tre focolai quasi in contemporanea a Cologna, dietro via Roveggio, in corrispondenza del ponte per Sant’Andrea e in via Quari destra, c’era stato un periodo di relativa calma. L’anno scorso si erano verificati un paio di incendi sull’argine a Pressana, ma probabilmente si trattava di roghi di sterpaglie mal governati. Adesso, però, in soli 15 giorni, si sono viste le fiamme levarsi sugli argini del Guà per ben sei volte, sia a Pressana che a Roveredo. Anche se le zone colpite non sono quelle abituali di «Attila», la frequenza degli incendi e le modalità di azione inducono a fare un collegamento con l’ignoto incendiario che dal 2010 al 2017 ha appiccato decine di fuochi, specialmente sulla sponda destra del Guà che delimita la provinciale Serenissima, tra Cologna e Pressana. Il primo dei sei incendi è stato appiccato l’8 marzo in zona Quari, poco prima dell’area artigianale. Erano le 8 di sera e i cittadini si sono accorti delle fiamme perché il colore giallo del fuoco si distingueva molto bene nell’oscurità. Il giorno successivo, sempre verso il tardo pomeriggio, c’è stato un incendio più a sud, verso il centro di Pressana. Domenica 10 marzo è scoppiato un rogo in centro a Roveredo, sull’argine sinistro del torrente, poco distante dalle scalette di accesso alla sommità della riva. Anche il sindaco Antonio Pastorello ha assistito all’operazione di spegnimento dei vigili del fuoco. «Non penso che si tratti del celebre piromane di Cologna», sostiene Pastorello. «In ogni caso non sono episodi da sottovalutare. In passato ci è già capitato di aver a che fare con persone incivili che lanciano mozziconi di sigaretta accesi tra l’erba secca per vedere l’effetto che fa». Mercoledì scorso due roghi hanno acceso di nuovo la sponda sinistra del canale a Roveredo, a monte del precedente episodio. Infine, domenica alle 18.30, qualcuno ha appiccato le fiamme sulla riva del Guà a Pressana, a 200 metri da via Carbon. Le lingue di fuoco sono arrivate quasi a ridosso degli escavatori utilizzati in queste settimane dal Genio civile per la pulizia delle sponde e dell’alveo del Guà. La popolazione ha manifestato tutta la rabbia e l’inquietudine per episodi che finora non sono sfociati in conseguenze serie ma che creano comunque disagio. Il fumo e i residui di erba bruciata trasportati dal vento, infatti, sono arrivati fino a ridosso dell’abitato, provocando malumori e fastidi tra i residenti. L’incendio è stato spento dai pompieri di Legnago. Al sindaco di Pressana Stefano Marzotto non importa se il responsabile del rogo sia «Attila» o qualcun altro. Il suo messaggio è comunque di condanna: «Fortunatamente non ci sono state gravi conseguenze ma i roghi non controllati non vanno mai sottovalutati», ha spiegato Marzotto. «I vigili del fuoco», aggiunge, «sono stati costretti ad uscire con una squadra, lasciando scoperti eventuali incidenti o situazioni di emergenza. Sono atti che possono diventare molto pericolosi». Sugli argini non sono stati trovati inneschi che possano far risalire in qualche modo all’identità dell’incendiario ma non vi è dubbio che si sia trattato di fuochi dall’origine dolosa. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Paola Bosaro

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