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Accessi impropri al pronto soccorso

Pediatrie sotto assedio, l'allarme: «C'è chi porta i figli dopo un'ora di febbre o un po' di vomito»

L'intervista al dottor Federico Zaglia, direttore del pronto soccorso pediatrico dell'ospedale Mater Salutis di Legnago
Il primario Federico Zaglia con una piccola paziente
Il primario Federico Zaglia con una piccola paziente
Il primario Federico Zaglia con una piccola paziente
Il primario Federico Zaglia con una piccola paziente

Boom di ricoveri in pediatria a Legnago. E di pari passo crescono pure gli accessi impropri al pronto soccorso pediatrico.

 

Corse inutili al pronto soccorso

A far lievitare nell’ultimo anno l’attività del reparto diretto dal dottor Federico Zaglia al sesto piano del blocco nord del Mater salutis non ci sono solo le malattie, come le bronchioliti, che specialmente quest’inverno si sono diffuse a macchia d’olio tra i neonati e tra bambini come conseguenza della mancata o scarsa immunizzazione legata alla pandemia. All’incremento dei ricoveri hanno contribuito pure i casi sempre più frequenti di genitori che, allarmati dalle prime febbri o dagli iniziali colpi di tosse del loro bimbo, si precipitano immediatamente con il figlio malato al pronto soccorso pediatrico di Legnago. Accrescendo così il lavoro già intenso dello staff di Zaglia, composto da 9 medici, 30 infermieri ed 11 operatori.
Secondo le statistiche elaborate dal reparto, dunque, nel 2022 sono saliti da quattromila a 6.079 gli accessi effettuati dal pronto soccorso pediatrico, mentre i ricoveri in reparto sono stati 400.

 

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La preoccupazione

Sebbene il volume di accessi sia ancora lontano dai 7mila piccoli pazienti visitati per urgenze nel 2019, ultimo anno di normalità prima del Covid 19, i duemila casi in più registrati negli ultimi 12 mesi hanno raggiunto un ritmo di crescita che inizia a destare preoccupazione nel direttore dell’unità operativa, preoccupato per il proliferare degli accessi «impropri»
«È vero», evidenzia Zaglia, «che l’80 per cento dei ricoveri urgenti degli ultimi mesi è legato a bronchioliti o ad altre malattie stagionali dei bambini. Tuttavia questo incremento non desta preoccupazioni ed è giustificabile con la minor esposizione a malattie di mamme e bambini nel biennio 2020-’21, caratterizzato dalle limitazioni degli spostamenti e degli assembramenti di persone sul territorio».
Ad impensierire il primario, semmai, è la crescita esponenziale dei genitori che portano il bimbo in ospedale per patologie tranquillamente affrontabili a domicilio dal pediatra di base. «Se», sottolinea Zaglia, «i 6.079 ingressi totali al pronto soccorso pediatrico del 2022 sono inferiori del 18,7 per cento ai 7.213 del 2018, negli ultimi cinque anni sono comunque aumentati esponenzialmente i casi di mamme o papà che, al termine della prima visita o di accertamenti, se ne sono tornati a casa con il loro bambino perché non era in condizioni gravi come inizialmente temevano». Per questo tipo di abbandoni il reparto è così passato dai 53 casi del 2018, pari ad appena lo 0,7 per cento del totale, ai 137 dello scorso anno (2,3 per cento del totale) con un incremento di due volte e mezza. «Non si giustifica», prosegue il primario, «una quota così elevata di famiglie che ricorrono al pronto soccorso pediatrico». «Tra questi casi», riferisce il medico, «ci sono genitori che pretendono il ricovero urgente del figlio anche se ha la febbre soltanto da un’ora, oppure per un singolo caso di vomito o ai primi colpi di tosse. Altri, per non attendere la visita fissata dal pediatra uno o due giorni dopo, piombano qui pretendendo cure e visite per i loro piccoli».

 

«Non abbiamo imparato»

«Purtroppo», annota Zaglia, «l’emergenza Covid non ha insegnato a tutti come gestire correttamente i sintomi dei loro figli, pertanto serve una maggiore educazione sanitaria per mamme e papà da parte di medici e pediatri di famiglia».
La statistica del reparto rivela infatti che ben 5.653 accessi di minori al pronto soccorso pediatrico si sono risolti con le dimissioni dei piccoli da parte degli specialisti senza necessità di ricovero in reparto, solo con l’indicazione della terapia domiciliare. Infine sono stati appena cinque i minori per i quali i genitori hanno rifiutato il ricovero prescritto dopo la visita, riportandoli con sé a casa dopo aver firmato il foglio delle dimissioni volontarie.

 

Fabio Tomelleri

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