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Processo contro la società slittato subito a novembre

La prima udienza preliminare sul caso di inquinamento da Pfas è slittata a lunedì 11 novembre per lo sciopero degli avvocati. Il primo incontro tra il giudice Roberto Venditti, avvocati e le decine di parti civili era convocato per questa mattina in Tribunale a Vicenza ma tutto è stato rinviato a causa dell’astensione dei legali penalisti. Nonostante questo a palazzo di giustizia si sono presentati legali e anche alcune mamme no Pfas che domenica hanno manifestato a Venezia per chiedere la bonifica della Miteni di Trissino. L’inchiesta, con 13 imputati, sul maxi inquinamento che ha toccato le falde di tre provincie procede non solo per il reato di disastro ambientale ma anche per l’articolo 439 del codice penale, che parla di avvelenamento di acque o di sostanze alimentari e prevede una pena non inferiore ai quindici anni. Se il Gup deciderà per il rinvio a giudizio, il processo si svolgerà davanti alla Corte di Assise. «Già all’udienza di ieri al procedimento principale, a carico dei vertici della Miteni e della attuale società controllante International Chemical investors S.E., è stato riunito quello che riguarda gli imputati del management della Mitsubishi Corporation, controllante di Miteni sino al febbraio 2009», ha ricordato l’avvocato Fabio Pinelli di Padova, incaricato dalla Regione decisa a costituirsi parte civile. Da segnalare anche l’intervento del ministro dei rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà: «Grazie anche alle denunce del Movimento 5 Stelle si è posto l'accento sulla presenza di inquinanti Pfas in alcune falde acquifere della regione Veneto. Ieri si è finalmente aperto il processo a Vicenza. Al netto del rinvio, confido in un iter giudiziario veloce e giusto». Anche il gruppo regionale dei Cinque stelle ha preso posizione sull’avvio del processo di ieri a Vicenza: «C'è ancora tempo per chiedere a gran voce che si apra un processo in Corte d'Assise, come del resto prevedono i capi di imputazione». Gli esponenti del movimento di Grillo in terra Veneta mettono in evidenza che si tratta anche e soprattutto di una questione politica: «È una questione di pura giustizia: quando ci si ritrova a dover giudicare i responsabili di un gesto come l'avvelenamento delle acque causato dall'ex Miteni di Trissino, non si può esaurire tutto tra avvocati, magistrati e giudici». E concludono: «Come chiedono i magistrati e gli avvocati di parte civile, si proceda dunque in Corte d'Assise, con una giuria popolare e in un processo a porte aperte».

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