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Post omofobo, scongiurata la crisi

I consiglieri sparsi nei posti riservati abitualmente al pubblicoSimone Tebon
I consiglieri sparsi nei posti riservati abitualmente al pubblicoSimone Tebon
I consiglieri sparsi nei posti riservati abitualmente al pubblicoSimone Tebon
I consiglieri sparsi nei posti riservati abitualmente al pubblicoSimone Tebon

A Legnago, la maggioranza «salva» il proprio consigliere Simone Tebon. E il sindaco Graziano Lorenzetti dribbla la crisi interna alla sua coalizione. La compagine di centrodestra a trazione leghista, che ha vinto le elezioni del 26 maggio del 2019, l’altra sera in aula si è ricompattata di fronte all’ordine del giorno presentato dai gruppi di minoranza «Legnago futura» e «Per una città in comune» volto ad ottenere le dimissioni di Tebon. Tutto ciò, dopo la pubblicazione su Facebook, da parte dello stesso esponente della «Lista Lorenzetti sindaco», di un post omofobo in cui aveva definito «diversamente etero» l’ex consigliere della casa di riposo (vedi articolo a lato) Rosario Messina. La discussione del provvedimento proposto dalla minoranza è avvenuta in un’atmosfera surreale a causa dell’emergenza Covid, visto che per garantire il distanziamento sociale l’assemblea si è tenuta a porte chiuse, ma trasmessa in diretta streaming, con i consiglieri dei due schieramenti seduti nella platea solitamente occupata dal pubblico. Proprio alle vittime del Coronavirus, e a Martina Madas, la 18enne di Orti di Bonavigo deceduta lo scorso 10 maggio in un incidente avvenuto a San Vito di Legnago, è stato dedicato un minuto di silenzio prima dell’inizio del dibattito. La riunione, che si è poi aperta con il passaggio del dottor Angelo Guarino dalla Lega al Gruppo misto, si è infiammata proprio sul «caso Tebon», che rischiava di far implodere la stessa maggioranza che sostiene Lorenzetti. Infatti, il post «anti-gay» del consigliere di maggioranza, all’indomani della sua pubblicazione online, non aveva soltanto suscitato lo sdegno dell’opposizione, ma aveva anche scatenato critiche provenienti da una parte degli alleati dello stesso sindaco leghista. Tra questi, il capogruppo della «Lista Lorenzetti» Loris Bisighin e il leghista Fabio Crivellente, che avevano sollecitato delle scuse ufficiali da parte dell’assicuratore 50enne per la frase incriminata. Minacciando, in caso contrario, di uscire dall’aula prima del voto sul documento dell’opposizione. La frattura si è ricomposta temporaneamente, dopo la «tregua» tra gli alleati ottenuta dal presidente del Consiglio Paolo Longhi prima dell’assemblea. Tuttavia, al momento di alzare la mano, si è fatta notare l’assenza «strategica» tra i banchi della maggioranza di Bisighin, giunto in aula quando il punto era già stato affrontato. Il provvedimento, presentato da Silvia Baraldi di «Legnago futura», che tra l’altro puntava a sollecitare sindaco e consiglieri «a prendere ufficialmente le distanze e a condannare pubblicamente i toni utilizzati dal consigliere Tebon», è stato quindi respinto dalla maggioranza con nove voti. Compresi quelli dello stesso Tebon e di Crivellente. L’opposizione si è invece divisa. I cinque consiglieri di «Legnago futura» e «Per una città in comune» hanno votato a favore del loro documento, mentre Riccardo Shahine di FI-Prima Legnago e Viva Legnago si è astenuto assieme a Guarino. Baraldi ha condannato senza mezzi termini lo scritto di Tebon: «Il consigliere ha nominato l’orientamento sessuale di un cittadino, ed il fatto che ricopra un incarico istituzionale è ancora più grave». Dal canto suo, Tebon è tornato a difendere il suo post: «Non credo proprio di poter essere definito omofobo per quanto ho scritto. La polemica montata nei miei confronti denota scarsità di argomenti da parte di chi l’ha promossa». Infine, il sindaco Lorenzetti ha cercato di gettare acqua sul fuoco delle polemiche: «Mi sono già chiarito con Tebon, il quale mi ha garantito che non aveva alcuna voglia di offendere nessuno con il suo messaggio su Facebook». •

Fabio Tomelleri

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