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Piscine e appalto «sospetto» Il tribunale ha assolto tutti

Una vasca coperta delle piscine di Legnago al centro del processo celebrato in tribunale a Verona Gianfranco Bardelle
Una vasca coperta delle piscine di Legnago al centro del processo celebrato in tribunale a Verona Gianfranco Bardelle
Una vasca coperta delle piscine di Legnago al centro del processo celebrato in tribunale a Verona Gianfranco Bardelle
Una vasca coperta delle piscine di Legnago al centro del processo celebrato in tribunale a Verona Gianfranco Bardelle

Piscine di Legnago e requisiti «impossibili», ovvero i 15 anni di iscrizione alla Fin e una fideiussione da 2 milioni di euro, tutti assolti. In camera di consiglio il collegio presieduto da Silvia Isidori ci è rimasto un’ora. Sessanta minuti che si sono tradotti per Gianfranco Bardelle (presidente del Coni Veneto) in qualità di amministratore di Padova Nuoto, per l’ex dirigente del Comune di Legnago, Alfonso Cavaliere, in qualità di responsabile del procedimento, Roberto Schiavo, presidente del Cda di Legnagonuoto, e per i due soci Daniela Bardelle e Roberto Danieli, con la pronuncia della loro totale estraneità per le supposte irregolarità del bando di gara per la gestione dell’impianto natatorio di via Olimpia. Dall’abuso d’ufficio alla turbativa d’asta, dal falso alla truffa: queste le accuse mosse, a vario titolo a coloro che ebbero a che fare con la gara d’appalto. Un’indagine che si riferisce a fatti del 2011, fatti che sono a un passo dalla prescrizione e ieri il tribunale ha accolto la prospettazione difensiva, quella che esclude non solo la collusione tra Bardelle e il responsabile del procedimento, ma anche l’irregolarità nella fideiussione milionaria, quella che Padovanuoto consegnò al Comune di Legnago era stata rilasciata da Fidimpresa. E uno dopo l’altro i difensori degli imputati (il collegio difensivo è formato dagli avvocati Valerio Malaspina, Matteo Ceruti, Alessandro Bardina, Giacomo Manfrini, Ennio Frattini, Lorenzo Lillo e Mauro Biasiolo) hanno ripercorso le tappe dell’indagine condotta dalla squadra Mobile e originata da un esposto presentato da Css (parte civile con l’avvocato Davide Adami) fornendo su ogni punto una lettura alternativa, e contraria, alla prospettazione del pm Paolo Sachar. Assolti tutti e cinque gli imputati dalle accuse di turbativa d’asta, abuso d’ufficio e utilizzo di sigilli falsi (quelli apposti sulla fideiussione, nda) con la formula più ampia, «perchè il fatto non sussiste», Gianfranco Bardelle e Roberto Schiavo sono stati assolti dall’accusa di truffa con la formula dubitativa (la prova non raggiunta) «perchè il fatto non sussiste». Si tratta della cessione del ramo d’azienda effettuato da Padovanuoto a favore di Legnagonuoto e della fideiussione rilasciata da Aprisviluppo nel luglio 2013, quella che si assume sia falsa materialmente. Per l’accusa il Comune fu tratto in inganno perchè la società che attualmente gestisce la piscina non ha depositato la garanzia dell’adempimento degli obblighi: per trent’anni gestirà l’impianto a canone zero. Nessun reato: tra tre mesi le motivazioni. •

F.M.

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