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Pfas, la fertilità dei giovani della zona rossa è a rischio

L’esito dello studio è stato presentato ieri nel corso del 15° Meeting del Gruppo triveneto di Medicina della riproduzione  svoltosi a PadovaIl professore Carlo Foresta dell’Università di Padova
L’esito dello studio è stato presentato ieri nel corso del 15° Meeting del Gruppo triveneto di Medicina della riproduzione svoltosi a PadovaIl professore Carlo Foresta dell’Università di Padova
L’esito dello studio è stato presentato ieri nel corso del 15° Meeting del Gruppo triveneto di Medicina della riproduzione  svoltosi a PadovaIl professore Carlo Foresta dell’Università di Padova
L’esito dello studio è stato presentato ieri nel corso del 15° Meeting del Gruppo triveneto di Medicina della riproduzione svoltosi a PadovaIl professore Carlo Foresta dell’Università di Padova

Nuovi dati scientifici rendono ancora più inquietante il tema degli effetti che i Pfas possono avere sull'organismo umano. Le sostanze perfluoro-alchiliche, infatti, sono state trovate negli spermatozoi dei giovani che vivono nella zona rossam, il territorio posto a cavallo fra le province di Verona, Vicenza e Padova e che comprende tra gli altri i comuni di Albaredo, Arcole, Bevilacqua, Bonavigo, Boschi Sant'Anna, Cologna, Minerbe, Legnago, Pressana, Roveredo, Terrazzo, Veronella e Zimella. A compiere la scoperta è stata un'equipe di ricercatori guidata dal professor Carlo Foresta, ordinario di endocrinologia all'Università di Padova. Lo studio, che è stato presentato ieri nel corso del quindicesimo Meeting del Gruppo triveneto di Medicina della riproduzione che si è svolto a Padova, ha dimostrato la presenza delle sostanze perfluoroalchiliche - inquinanti ambientali che vengono utilizzati per vari usi industriali - all'interno del liquido seminale dei maschi residenti nell'area rossa con i quali il team Foresta sta conducendo approfondimenti che non cessano di creare scalpore e preoccupazione. Nei mesi scorsi, infatti, queste ricerche avevano fatto emergere che i Pfas interferiscono con il sistema ormonale, oltre che endocrino, che la loro presenza è associata a problemi riproduttivi sia nei maschi che nelle femmine, oltre che, addirittura, a malformazioni dell'apparato genitale dei maschi. Ora, le verifiche coordinate da Foresta e da Andrea Di Nisio del dipartimento di medicina Dimed dell'ateneo patavino hanno dimostrato per la prima volta a livello internazionale che circa il 20% dei Pfas presenti nel sangue è stato ritrovato anche nel liquido seminale e in particolare negli spermatozoi. Un fatto che rappresenta un ulteriore fattore di rischio per la fertilità maschile, in aggiunta a quanto già dimostrato in precedenza. In pratica, ora è emerso che i Pfas riescono a legarsi alla membrana cellulare, che è componente fondamentale per la funzionalità degli spermatozoi e che contiene i recettori e i canali che sono necessari per la loro capacità fecondante. «Analisi molecolari hanno permesso di evidenziare che queste sostanze riescono ad intercalarsi nella membrana, rendendola meno stabile», spiega il ricercatore. «Da questa situazione discende l'alterazione di diversi parametri, come la respirazione cellulare e la motilità degli spermatozoi, con conseguente riduzione della capacità fertilizzante». I Pfas, insomma, sembrano avere il potere di pregiudicare, almeno in parte, la fertilità maschile. E non è tutto. «La loro presenza sugli spermatozoi diventa un segnale di allarme, soprattutto qualora uno spermatozoo carico di Pfas dovesse comunque arrivare a fecondare l'ovocita, o venga utilizzato per tecniche di fecondazione in vitro, rappresentando una sorta di cavallo di troia in grado di portare queste sostanze all'interno del futuro embrione», sottolinea il professor Foresta. Un'ipotesi, certo, non molto tranquillizzante visto che secondo la letteratura medica le sostanze perfluoro-alchiliche sono associabili, fra l'altro, ad alcuni tipi di tumori, a malattie della tiroide, a patologie legate all'eccesso di colesterolo e a problemi nelle gravidanze. Proprio questa settimana le Mamme no Pfas hanno dato vita a Roma a un presidio davanti al ministero dell’Ambiente per chiedere che la proposta dei limiti dei Pfas nelle acque di scarico fatta dallo stesso dicastero venga rivista al ribasso. Le attiviste, che hanno ricevuto l’invito a partecipare al tavolo tecnico di fine mese (sempre al ministero), sostengono la necessità di limiti zero.

Luca Fiorin

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