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Pfas, chiesti controlli sull’aria e analisi a chi vive a San Pietro

Tebon consigliere, Peruffo, di Pfasland e Piccoli, mamme No Pfas DIENNE
Tebon consigliere, Peruffo, di Pfasland e Piccoli, mamme No Pfas DIENNE
Tebon consigliere, Peruffo, di Pfasland e Piccoli, mamme No Pfas DIENNE
Tebon consigliere, Peruffo, di Pfasland e Piccoli, mamme No Pfas DIENNE

Non basta sapere quanto Pfas vi è nell’acqua, occorre sapere anche quanto ce n’è nell’aria. E bisogna anche valutare le condizioni di salute dei cittadini che vivono attorno alla fabbrica che rigenera filtri degli acquedotti a Legnago. La richiesta viene da mamme ed ecologisti. Dall’acqua all’aria, il problema dell’inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche, composti chimici altamente nocivi, interessa Legnago su due fronti. Da un lato vi è la contaminazione «storica» da Pfas che tocca Legnago e altri 12 Comuni del Basso e dell’Est veronese attraverso la rete idrica che prelevava acque dai pozzi inquinati, secondo Arpav, principalmente dalla ditta Miteni di Trissino (Vicenza), mentre dall’altro c’è la Chemviron di San Pietro che rigenera carboni attivi per impianti idrici, compresi quelli provenienti dagli acquedotti soggetti a contaminazione da Pfas. I residui di Pfas rilevati dai carabinieri del Noe ad ottobre nei carboni stoccati e nei fanghi prodotti dall’azienda, ma anche nel terreno davanti al cimitero di San Pietro, hanno spinto gli attivisti dei comitati No-Pfas a chiedere a tutti gli enti preposti un monitoraggio a 360 gradi dell’ambiente e della salute dei cittadini della frazione, specie di quelli più vicini allo stabilimento. Va detto che Arpav non ha mai rilevato irregolarità nelle emissioni della Chemviron. Ciononostante il timore che tracce delle sostanze tossiche possano finire nell’aria, complice l’assenza di una normativa che fissi valori limite di questi inquinanti in atmosfera, non fa dormire sonni tranquilli agli abitanti di questo e di altri rioni della città. La forte richiesta di controlli in via Malon si è levata dagli organizzatori della conferenza pubblica sull’emergenza Pfas di giovedì sera in sala civica, organizzata dal consigliere Simone Tebon di «Lista Civica», assieme a Pfasland, un «comitato di redazione interdisciplinare» che tratta questa ed altre questioni ambientali, oltre che dal Comitato Torretta. Alberto Peruffo, coordinatore di Pfasland, ha illustrato le conclusioni tratte dal gruppo di lavoro in base ai risultati dell’ispezione del Noe trasmessi al Comune. «La presenza di Pfas sia nel suolo vicino all’azienda, e quindi emessi in atmosfera, che nei fanghi dell’impianto di trattamento», ha detto Peruffo, «suggeriscono che la distruzione di queste sostanze durante il trattamento è perlomeno incompleta. Ad ogni modo, anche se i camini della fabbrica emettessero solo un gas serra potente come il CF4, sarebbe comunque un danno ambientale». «Su Legnago», ha aggiunto il deputato pentastellato Alberto Zolezzi, componente della commissione parlamentare d’inchiesta sulle ecomafie, «va compiuto uno studio specifico sul sito dove opera l’impresa e un’indagine epidemiologica sui residenti, valutando l’esposizione di chi vive nel raggio di alcune centinaia di metri da esso». «Vogliamo», ha aggiunto Michela Piccoli, del comitato Mamme No Pfas, «che in pochi anni si giunga ad avere zero emissioni di Pfas sia nell’acqua che nell’aria: lo dobbiamo ai nostri figli».•.

Fabio Tomelleri

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