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Pfas, al via l’udienza dal gip Mitsubishi entra nel processo

Presidio di Mamme no Pfas davanti al tribunale di Vicenza
Presidio di Mamme no Pfas davanti al tribunale di Vicenza
Presidio di Mamme no Pfas davanti al tribunale di Vicenza
Presidio di Mamme no Pfas davanti al tribunale di Vicenza

Processo Pfas, c’è la prima costituzione di un responsabile civile. La Mitsubishi corporation, multinazionale giapponese proprietaria dal 1996 al 2009, dell’azienda chimica ora fallita e ritenuta la principale fonte della contaminazione, Miteni Spa di Trissino, ha depositato l’atto di costituzione in giudizio. Un fatto di cui si è avuto notizia nel corso dell’udienza preliminare svoltasi ieri mattina davanti al gip del tribunale di Vicenza,dopo la sosta dovuta all’epidemia da coronavirus, della fase preliminare del processo. Si tratta del procedimento scaturito da un’indagine condotta dalla procura berica che ha chiesto il rinvio a giudizio per i reati di avvelenamento delle acque e disastro innominato di tredici dirigenti e manager di Miteni e che riguarda fatti antecedenti al 2013. Sono stati individuati, oltre a Mitsubishi, altri due responsabili civili. In diritto penale, si tratta delle imprese legate alla commissione dei reati pur non avendo avuto alcun ruolo nè attivo nè passivo nell’esecuzione dell’illecito. Devono, comunque, garantire con il loro patrimonio il risarcimento dei danni provocati dai loro dipendenti, rinviati a giudizio dalla procura. Si tratta della società tedesco-lussemburghese International chemical investors e l’ultima proprietaria della società trissinese e dell’attuale gestione dell’azienda, fallita nell’ottobre del 2018. Sia il curatore fallimentare che l’attuale proprietaria dell’azienda non si sono ancora costituiti in giudizio. Al termine del breve incontro di ieri, svoltosi mentre all’esterno del tribunale c’era un presidio con striscioni delle Mamme no Pfas, l’udienza preliminare è stata rinviata alle 10 di lunedì 12 ottobre, giorno nel quale si entrerà nel vivo della discussione sui rinvii a giudizio. Gli avvocati delle società del servizio idrico integrato non hanno ancora depositato le loro richieste di risarcimento e si dicono pronti a discutere eventuali proposte di transazione, hanno ribadito la loro richiesta che venga portata avanti la cosiddetta inchiesta-bis, la quale riguarda gli inquinamenti più recenti. E mentre i legali delle associazioni ambientaliste sottolineavano che finalmente si inizia ad entrare nel cuore della fase preliminare, le Mamme no Pfas si dichiaravano insoddisfatte. «È necessario che venga finalmente effettuata la bonifica del sito inquinato perché le azioni di messa in sicurezza non sono sufficienti e stiamo ancora aspettando di sapere quali sono le quantità di Pfas a catena corta, presenti negli alimenti» protestavano ieri. • LU. FI.

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