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Persi in un anno sei passeggeri su 10

La stazione ferroviaria di Legnago sulla linea Verona-Rovigo
La stazione ferroviaria di Legnago sulla linea Verona-Rovigo
La stazione ferroviaria di Legnago sulla linea Verona-Rovigo
La stazione ferroviaria di Legnago sulla linea Verona-Rovigo

La ferrovia Verona-Legnago-Rovigo ha perso in un anno sei passeggeri su 10 a causa del Coronavirus. Tuttavia, per vedere i nuovi convogli circolare sui 96,6 chilometri di binario unico che collegano il Veronese con il Rodigino, i pendolari dovranno attendere ancora altri due anni. L'emergenza Covid, con i tre mesi di stop legati al lockdown della primavera del 2020 e le altre limitazioni agli spostamenti, ha fatto sentire pesantemente i suoi effetti sulla linea inserita nel 2019 dal rapporto «Pendolaria» di Legambiente tra le 10 tratte peggiori d'Italia. «I conteggi sulla gestione del traffico passeggeri sono ancora in corso», evidenzia Gian Michele Gambato, direttore generale di Sistemi territoriali, società partecipata dalla Regione che si occupa delle corse giornaliere dei treni lungo la linea, «tuttavia sappiamo già che la frequenza nell'ultimo anno è stata di poco superiore al 40 per cento rispetto al 2019». Ciò significa che la diminuzione di pendolari, nelle 28 corse giornaliere che fanno la spola tra i due capoluoghi provinciali, è stata del 60 per cento rispetto all'epoca pre-Covid. «Soltanto ora», prosegue Gambato, «stiamo ritornando a regime, visto che in questi mesi è presente sulle carrozze il 90 per cento degli utenti, tenendo conto anche della riduzione degli spazi a causa delle norme anti contagio». Il lento ritorno alla normalità, compreso l'affollamento delle carrozze, è stato rilevato pure dagli utenti. Fabio Toso, pendolare che lavora come impiegato a Verona, rimarca: «Di solito il treno delle 5.40 da Rovigo per Verona è composto da due carrozze: da quando sono ricominciate le lezioni in presenza nelle scuole siamo sul filo della capienza massima consentita dalle norme anti Covid. La corsa di ritorno, che parte da Porta Nuova alle 17.56 ed è a una carrozza sola, è sempre strapiena nonostante le limitazioni». «Finora», replica Gambato, «la presenza degli utenti sui convogli non ha mai sforato i parametri previsti dalla normativa Covid. In questa situazione di emergenza sanitaria, inoltre, è praticamente impossibile prevedere ulteriori corse oltre a quelle già inserite nell'orario. Tuttavia, la richiesta dell'utenza di avere qualche treno regionale veloce in più potrà essere presa in considerazione una volta cessata l'emergenza». Nonostante il lento ritorno alla normalità, i viaggiatori della Bassa dovranno attendere altri due anni prima di poter vedere i nuovi treni diesel Stadler circolare sula linea accanto ai tre in funzione da alcuni anni. Di conseguenza slitterà il «pensionamento» della ventina di convogli oggi utilizzati per i viaggi tra Veronese e Rodigino, ognuno dei quali ha sulle spalle più di 30 anni di servizio. Sebbene la società ferroviaria li sottoponga a costante manutenzione e pulizia, l'età di queste motrici e carrozze ha fatto calare il giudizio degli utenti sulla qualità della tratta. Dall'annuale sondaggio condotto da Sistemi territoriali sul grado di soddisfazione dei pendolari è emerso che la percentuale di utenti che ritengono soddisfacente il livello di sicurezza dei treni della Verona-Rovigo, nel 2020, è scesa dal 62 al 51,4 per cento. «Fra circa un mese», assicura Gambato, «partirà la gara per l'acquisto di nuovi elettrotreni che saranno impiegati sulla linea Adria-Mestre. L'arrivo di questi convogli, previsto nel 2023, ci consentirà di spostare sulla Verona-Rovigo cinque treni diesel di nuova generazione». «Il materiale rotabile», annota Elisa De Berti, vicepresidente della Regione con delega ai Trasporti, «per la maggior parte è molto datato e, sebbene in condizioni di manutenzione ottimale, contribuisce a far percepire agli utenti un peggioramento nel servizio anche quando non c'è». •

Fabio Tomelleri

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