Uno squilibrato perde le staffe e sfoga la sua rabbia in piena notte contro due famiglie di Veronella, facendo trascorrere a sette persone momenti di ansia e preoccupazione.
Notte al cardiopalma, per la vicesindaco di Veronella Laura Gini, per la sua famiglia e per gli anziani genitori del marito Andrea Corso, che abitano nella stessa corte agricola. Nella notte tra venerdì e sabato, poco dopo le 2, i membri delle due famiglie sono stati svegliati di soprassalto dall’abbaiare dei loro cani e dal rumore di uno sconosciuto che batteva violentemente i pugni contro il portone di casa.
In una delle case di via Strada Romana, a ridosso della campagna, risiedono la vicesindaco Gini, suo marito e i tre figli. Nella casa accanto, invece, abitano i suoceri di Gini. Anche i due anziani sono scesi dal letto spaventati, senza capire che cosa stesse succedendo. Quando hanno acceso le luci e si sono affacciati alle finestre, sono rimasti stupefatti. Nel cortile della loro casa c’era un uomo, vestito soltanto con una T-shirt bianca, che chiedeva di poter telefonare alla fidanzata.
«Gridava, correva, diceva frasi sconnesse, poi d’un tratto spariva e faceva il giro dietro la casa, dove abbiamo le stalle con i bovini», racconta la vicesindaco. «Ovviamente gli animali si sono agitati e hanno iniziato a muggire, mentre i cani continuavano ad abbaiare. Fortunatamente li avevamo chiusi in casa, sennò l’avrebbero morso». Il marito e il suocero di Gini hanno invitato lo sconosciuto a rivolgersi ai carabinieri perché loro non potevano aiutarlo, ma lui insisteva.
«Vengo da Adria (in provincia di Rovigo), ho camminato tanto, fatemi entrare per ricaricare il telefono: devo chiamare qualcuno che mi venga a recuperare». Queste erano le richieste dell’uomo. Ad un certo punto, ha pure lanciato il suo portafoglio sul terrazzo dei suoceri della vicesindaco, che glielo hanno prontamente restituito. Il tira e molla con l’intruso è durato ancora alcune decine di minuti, durante i quali l’uomo ha pure cambiato versione, sostenendo di provenire da San Martino Buon Albergo.
Esasperate, e non vedendo altre soluzioni percorribili, le due famiglie hanno deciso di chiamare i carabinieri. Quando ha capito che non avrebbe ottenuto nulla, lo sconosciuto se l’è data a gambe. Sul posto sono arrivati i carabinieri del Nucleo Radiomobile di Legnago. Hanno ascoltato il racconto delle famiglie Corso e hanno cercato il «disturbatore», senza però trovarlo. Nel frattempo però i figli della vicesindaco e i due nonni hanno accumulato così tanta agitazione da non riuscire più a chiudere occhio.