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Ottimismo, anche se cauto «C’è tanta voglia di normalità»

A Legnago i clienti si servono con mascherina e visiera protettiva
A Legnago i clienti si servono con mascherina e visiera protettiva
A Legnago i clienti si servono con mascherina e visiera protettiva
A Legnago i clienti si servono con mascherina e visiera protettiva

Cameriere con visiere antispruzzo e cartelli per indicare ai clienti dove sostare davanti al bancone mantenendo le distanze tra gli avventori, come nelle chiese. Nella centralissima piazza Garibaldi di Legnago il bar Barba e Mostaci ha voluto adottare tutte le precauzioni possibili previste dalla riapertura dopo il lockdown imposto dall’emergenza coronavirus. Segnando perfino la posizione che gli avventori, per un massimo di otto persone, dovranno rispettare quando prenderanno il caffè al banco, mediante cartelli con scritto «Stop here» a distanza di un metro l’uno dall’altro. Il primo giorno post quarantena ha visto i clienti affluire negli esercizi pubblici e nei negozi del centro, instillando un cauto ottimismo tra i titolari delle varie attività. Anche se molti di loro devono fare i conti con le nuove regole su accessi e distanziamento. «Questa mattina (ieri per chi legge, ndr)», evidenzia Mary, barista del Barba e Mostaci, «sono state diverse le persone venute a far colazione, a bere un caffè o per l’aperitivo. Il flusso non è stato quello dei giorni precedenti il lockdown ma, tenendo conto che è anche lunedì, è stato un buon inizio». «L’arrivo dei primi avventori», commenta Arianna Scaggion, titolare della Caffetteria di Salieri all’interno della Galleria Risorgimento, «ci dà la forza per tirare avanti. Pure per loro qualche difficoltà c’è stata per abituarsi alle norme igienico sanitarie». Prosegue la barista: «Prima avevamo 51 posti a sedere, ora 24 tra dentro e fuori, con i tavolini tutti distanziati». All’esterno dello stesso locale tre signore legnaghesi, dopo aver bevuto un caffè, conversano indossando la mascherina. «Mi mancava molto la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con le mie amiche», commenta una di loro, «anche se in questi due mesi avevamo il telefono, non c’è paragone con una conversazione dal vivo». Al bar Recoaro di via Matteotti i proprietari riferiscono: «Abbiamo dovuto ridurre i posti interni per il distanziamento e abbiamo chiesto al Comune di ampliare il plateatico. Saremo inflessibili sulle norme anti Covid e non esiteremo a richiamare i clienti se non vi si atterranno». Pure i negozianti di intimo e abbigliamento hanno rialzato le serrande volentieri. «Questa mattina», riferisce la commessa di Calzedonia, «sono entrati i primi clienti per alcuni acquisti. Temevo che non sapessero orientarsi, invece sapevano già come comportarsi». «Sia tra noi che per molti clienti c’è tanta voglia di tornare alla normalità», spiega Antonio Perta, titolare del negozio di abbigliamento Roma.2 di via Avrese. Quindi annota: «È questo desiderio di ripartire al più presto che ci ha spinto a farci carico delle spese. Visto che i 600 euro del Governo per le attività sospese sono arrivati solo qualche giorno fa, mentre sono ancora in attesa dei fondi per la cassa integrazione per il nostro dipendente». Per le attrezzature, Perta rivela: «Ho acquistato un compressore per la sanificazione dei locali e altri accessori per l’igiene. E ho posizionato all’ingresso del negozio un totem per la sanificazione di chi entra». •

Fabio Tomelleri

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