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«Non cederemo i nostri reperti»

Reperti ad incinerazione dalla necropoli di Lovara di Villabartolomea contenente un uovo di cigno reale
Reperti ad incinerazione dalla necropoli di Lovara di Villabartolomea contenente un uovo di cigno reale
Reperti ad incinerazione dalla necropoli di Lovara di Villabartolomea contenente un uovo di cigno reale
Reperti ad incinerazione dalla necropoli di Lovara di Villabartolomea contenente un uovo di cigno reale

È ancora braccio di ferro tra il sindaco di Legnago Graziano Lorenzetti e il ministero dei Beni culturali riguardo al trasferimento di alcuni dei più importanti materiali del Centro ambientale archeologico legnaghese al Museo archeologico nazionale di Verona, ricavato all’interno del restaurato ex carcere di San Tommaso. Qui, in base al progetto del ministero di creare, a livello nazionale, un unico polo archeologico per ciascuna provincia, dovrebbero venire collocati in modo permanente diversi reperti conservati all’ex ospedale militare austriaco «Alla prova», trasformato 20 anni fa in una delle più preziose realtà museali del Veneto grazie a materiali che vanno dal Neolitico Antico (V millennio a.C.) alla tarda età del Ferro (II-I secolo a.C.). Un programma al quale il sindaco della città del Torrione si è già fermamente opposto lo scorso ottobre quando, oltre a invitare il ministro Dario Franceschini a visitare la struttura, aveva chiesto in modo esplicito che i materiali in questione non venissero trasferiti. Qualche giorno dopo, i senatori della Lega Cristiano Zuliani e Paolo Tosato avevano rincarato la dose presentando in merito un’interrogazione. Ora però dal ministero è arrivata una risposta che non sembra lasciare molte speranze a Legnago. La sottosegretaria Anna Laura Orrico ha infatti specificato in una lettera inviata a Zuliani che il progetto del polo museale veronese «ha tenuto conto degli accordi pregressi presi con le diverse amministrazioni civiche che, su autorizzazione della Soprintendenza, avevano ottenuto la concessione temporanea del deposito di beni archeologici di proprietà statale provenienti da ricerche condotte dalla stessa Soprintendenza ed esplicitamente vincolati a un futuro trasferimento presso la nuova sede museale statale di Verona». Nella comunicazione, il ministero dei Beni culturali precisa inoltre che il progetto del Museo archeologico nazionale di Verona «è stato promosso dagli anni ‘90 del secolo scorso dall’allora Soprintendente Vincenzo Tinè, attuale dirigente della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza». Da parte sua, il sindaco Lorenzetti non ha comunque intenzione di arrendersi. E a chiare lettere ribadisce che non solo tutto questo a suo parere «rimane uno scippo, un attentato al nostro patrimonio culturale e alla nostra storia». Ma anche che finché sarà lui ad avere le chiavi del museo, quei materiali da Legnago non si muoveranno. «Come ho già detto», rimarca il primo cittadino, «i reperti devono rimanere da noi, dove sono stati rinvenuti e mantenuti in tutti questi anni con risorse umane e finanziarie arrivate dal territorio». «Sono rimasto allibito dalla risposta del ministero. Anche perché», prosegue Lorenzetti, «avendo invitato il ministro Franceschini a rendersi conto di persona di quale sia il livello qualitativo del Centro ambientale archeologico, mi aspettavo che il nostro interlocutore fosse lui e non il sottosegretario. Si fa un gran parlare del coinvolgimento del territorio ma noi non siamo stati interpellati. Nemmeno sul fatto che esistono tutti i presupposti per creare un unico polo museale provinciale proprio a Legnago». •

Elisabetta Papa

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