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Mostra e libro celebrativo per i 300 anni di patrocinio della Madonna sul paese

Processione votiva al fiume Adige con la statua della Madonna
Processione votiva al fiume Adige con la statua della Madonna
Processione votiva al fiume Adige con la statua della Madonna
Processione votiva al fiume Adige con la statua della Madonna

Si intitola «Patrocinio, terzo centenario 1719-2019, tra storia, memoria, tradizione e fede» la mostra allestita a Ronco, nel salone della casa di riposo della fondazione Baldo – Ippolita, curata dallo storico e scrittore Ernesto Santi, in collaborazione con gli ospiti della residenza per anziani. Il tutto in occasione dei 300 anni del patrocinio della vergine Maria sulla comunità ronchesana. Nell’occasione viene anche presentato il volume di oltre 200 pagine inerente l’evento e la civiltà fluviale atesina ronchesana. L'allestimento di immagini e documenti è stato aperto sabato 24 agosto e si potrà visitare fino al 10 settembre. Il percorso espositivo evidenzia lo sviluppo del culto mariano a Ronco, che a partire dal documento medievale di dedicazione della chiesa parrocchiale, datato 929, si svilupperà nel corso dei secoli: è tra i più antichi della diocesi veronese. Viene anche proposto il senso dell’attaccamento al fiume Adige da parte della comunità locale, un legame dovuto a una reciprocità ininterrotta. Quando il 19 novembre del 1719 l’Adige minacciò il centro abitato di Ronco, il parroco invocò direttamente il Patrocinio della Madonna, venerata come «Avvocata». Il sacerdote fu consapevole che, di fronte ad un dramma collettivo, occorreva trovare un rimedio che non fosse umano, ma che raccogliesse le ansie, i timori, le trepidazioni di un popolo avvezzo a quegli eventi calamitosi, ma non sempre in grado di affrontarli. Un territorio in costante balìa delle acque non poteva avere un futuro certo, per cui si viveva in un’incertezza diffusa. Il Patrocinio di Maria considerava soprattutto questo stato di cose reiterato e a cui appariva difficile porre rimedio, se non con un intervento divino. Il bilancio, dopo 300 dal Patrocinio, è di grande speranza. Migliaia di persone che sono vissute in questo territorio hanno speso le loro energie umane, lavorative, affettive, per rendere questa terra sempre più evoluta e progredita. Eppure, nella contemporaneità così tecnologica e apparentemente innovativa, c’è ancora tanto bisogno di spiritualità, di sapersi ascoltare, di trovare e dare aiuto. Un volume a corredo della mostra celebra l’anniversario, ma ripercorre pure la civiltà fluviale atesina che oggi sembra essersi assopita. In esso vengono affrontati tutti i temi del grande fiume: dalle rotte ai traghetti, fino alle potenzialità economiche. Un percorso tematico evidenzia le figure che si accostavano alla grande via d’acqua: professioni che oggi a malapena ricordiamo, come i giararoi (che estraevano la giara dal letto del fiume), piuttosto che i caronte (manovratori dei traghetti).

Z.M.

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