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LEGNAGO

Morì in missione di guerra Il suo aereo ritrovato in Sicilia

La carlinga del Freccia abbattuto nel 1943 dagli inglesi fu interrata Gli eredi del maresciallo potranno vederla questa mattina nell'isola
Silvio Ferrigolo
Silvio Ferrigolo
Silvio Ferrigolo
Silvio Ferrigolo

Fu ferito mortalmente durante una missione di guerra, mentre sorvolava la Sicilia. Ora, ad oltre 70 anni da quel tragico evento, è stato ritrovato l'aereo che Silvio Ferrigolo, maresciallo legnaghese della Regia aeronautica, stava pilotando quando venne abbattuto da un caccia britannico. Il militare, all'epoca 28enne, era nato l'8 maggio di cento anni fa a Grancona, nel Vicentino. Tuttavia, quando venne colpito mortalmente, nel luglio del 1943, la sua famiglia si era già trasferita a Legnago.
A ricostruire le vicende storiche dello zio caduto e del suo velivolo è stato il nipote 64enne Paolo Dalla Vecchia, residente a Porto. Ferrigolo e Fioravante Dalla Vecchia, papà di Paolo, erano infatti fratelli, in quanto Virginia Maistrello, madre del pilota scomparso, si era risposata dopo aver perso il primo marito, che si chiamava Silvio Ferrigolo proprio come il figlio aviere. Ieri, il pensionato legnaghese, assieme ai suoi familiari, è stato invitato nell'isola siciliana dall'associazione culturale «Lamba Doria» di Siracusa per presenziare al convegno dedicato al pilota scomparso, che si è svolto nel locale Circolo ufficiali dell'aeronautica. Inoltre, questa mattina, i responsabili del medesimo gruppo culturale accompagneranno Dalla Vecchia e famiglia nell'azienda agricola siracusana dove tutt'ora sono visibili i resti della carlinga del caccia pilotato dal militare veneto.
Il 64enne di Porto è riuscito a mettersi in contatto con l'associazione siciliana dopo una serie di accurate ricerche storiche riguardanti il congiunto scomparso. «Tramite un amico», racconta Dalla Vecchia, «sono riuscito a parlare con i referenti di Lamba Doria, che mi hanno informato del recente ritrovamento della carcassa dell'aeroplano». Del velivolo, un caccia Fiat modello G50 Bis/A «Freccia», era scomparsa ogni traccia nel 1950. «Mio zio», sottolinea il 64enne, «il 12 luglio 1943 era decollato con altri otto aerei dall'aeroporto di Catania Fontanarossa per attaccare le colonne motorizzate alleate che avanzavano nel Siracusano. Vennero intercettati da 12 Spitfires inglesi. Ferrigolo fu colpito alla schiena e, in un tentativo disperato di atterrare fuori campo, precipitò in una salina vicino a Magnisi, sulla costa orientale della Sicilia». Il corpo dell'aviere fu recuperato dopo sette anni. «Venne ritrovato intatto, assieme all'aereo, nel maggio 1950», prosegue Dalla Vecchia, «ed i testimoni dell'epoca confermano come il sale avesse conservato la salma dello sventurato pilota in maniera straordinaria».
«Negli anni Cinquanta», continua Dalla Vecchia, «un contadino della zona acquistò l'aereo per recuperarne il materiale. Decise però di seppellire il tutto nella sua azienda, temendo che le parti metalliche della carlinga potessero essere rubate, data la penuria di materiale in quegli anni difficili». I resti dell'aeroplano rimasero così nascosti sottoterra fino ai nostri giorni, essendo tornati alla luce solamante di recente. «Ci emoziona», continua Dalla Vecchia, «poter rivedere l'apparecchio su cui volò lo zio. Nonostante il passare degli anni parte della carlinga si è conservata, anche se diversi pezzi sono ormai corrosi». Poi annota: «Mia madre raccontava che zio Silvio era un pilota temerario, non aveva paura di nulla». Il nipote ha un sogno nel cassetto: «Speriamo che i resti del caccia, un domani, possano raggiungere il Veneto. Un'associazione culturale, difatti, vorrebbe esporre i resti del G50 al museo aeronautico di Thiene, nel Vicentino».
Dalla Vecchia, infine, elenca il lungo curriculum militare del parente caduto al fronte, frutto delle minuziose ricerche che ha effettuato negli ultimi anni negli archivi militari. «Silvio Ferrigolo», spiega il pensionato di Porto, «entrò in Aeronautica nel 1935 e fu ammesso al corso per allievi piloti nel 1936». Poi conclude: «Come maresciallo pilota partecipò a quattro campagne di guerra. Prima salì sugli idrovolanti, quindi fu la volta dei caccia». Dopo il recupero della salma negli anni Cinquanta, a Ferrigolo furono riservati solenni funerali di Stato che si svolsero dapprima ad Augusta (Siracusa) e successivamente a Grancona.
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Fabio Tomelleri

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