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Porto di Legnago

Mamma scomparsa,
timori e dubbi: «quel
giorno aveva pianto»

Porto di Legnago
Una foto di Natasha
Una foto di Natasha
Una foto di Natasha
Una foto di Natasha

«Quel pomeriggio ho visto Natasha con gli occhi gonfi e arrossati, come se avesse pianto a lungo. Mi è sembrata molto rattristata, diversa dal solito».

Non ha dubbi Evelina Bottazzi, proprietaria della cartolibreria «La Coccinella» di via Ospital vecchio a Porto di Legnago. Lo scorso 9 aprile, una manciata di ore prima della sua sparizione, Natasha Chokobok, la colf 29enne di origini ucraine che dalle 22 di quello stesso giorno, stando alla testimonianza del compagno romeno Alin Rus è scomparsa nel nulla, non era allegra e solare come la ricordano in tanti nel quartiere, pur conoscendola solo di vista. 

 

«ERA TRISTE»

«In un primo momento», prosegue la commerciante, «non avevo fatto caso al suo sguardo. Erano circa le 16 e lei era andata a prendere la bimba a scuola. Poi erano passate qui da me per scegliere una penna. Lei, con la bambina, cercava di nascondere la sua tristezza, ma quando l’ho guardata bene in viso mi sono accorta che aveva pianto. E molto, perché gli occhi erano davvero gonfi. Non l’avevo mai vista così».

Una testimonianza, questa, che sembra gettare qualche ombra in più su quel pomeriggio e che, al momento, non fa che accrescere l’ansia e l’inquietudine nei familiari della giovane. A distanza di poche ore, Natasha, vestita con giubbotto, jeans e scarpe da ginnastica, ma senza documenti e cellulare, sarebbe uscita a gettare l’immondizia e non sarebbe più risalita in casa. Nessuno, a quanto si sa, l’ha vista allontanarsi dal suo appartamento, in Lungadige Scrami 12. La zona però è tutt’altro che isolata. Oltre a parecchie abitazioni, a poca distanza c’è anche una pizzeria.

«Non so proprio spiegarmi cosa possa esserle accaduto», sottolinea il dottor Giorgio Calegaro, che oltre ad essere il proprietario dell’appartamento dove vive la coppia con la figlia ha anche il suo ambulatorio veterinario al piano terra dello stabile. «Li conosco da anni. Mi sono ricordato che oltre un anno fa avevo visto Natasha vagare sconvolta e senza meta sull’argine dell’Adige. La avvicinai, ma lei si limitò a dirmi di essere solo un po’ triste». 

Elisabetta Papa

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