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«L’inquinamento finirà sul tavolo del Consiglio Onu sui diritti umani»

Il commissario dell’Onu fotografa le acque del Fratta Gorzone DIENNEFOTO
Il commissario dell’Onu fotografa le acque del Fratta Gorzone DIENNEFOTO
Il commissario dell’Onu fotografa le acque del Fratta Gorzone DIENNEFOTO
Il commissario dell’Onu fotografa le acque del Fratta Gorzone DIENNEFOTO

L’inquinamento da Pfas che interessa acque, ambiente e cittadini di un’ampia area posta a cavallo fra le province di Verona, Vicenza e Padova finirà sul tavolo del Consiglio per i diritti umani dell’Organizzazione delle nazioni unite. Lo ha anticipato ieri a Sule di Cologna - davanti allo scarico nel Fratta Gorzone del tubo Arica, che porta a valle le acque reflue dei depuratori vicentini di Arzignano, Montecchio, Montebello, Trissino e Lonigo - Marcos Orellana. Il commissario dell’Onu è presente nelle zone interessate dalla contaminazione in veste di «relatore speciale sulle implicazioni per i diritti umani della gestione e dello smaltimento ecologicamente corretti delle sostanze e dei rifiuti pericolosi». Il prossimo anno presenterà una rapporto che sarà oggetto di discussione nell’organismo delle Nazioni unite con sede a Ginevra, il quale ha il compito di verificare le violazioni ai diritti riconosciuti dalle convenzioni internazionali. Orellana è arrivato in Italia qualche giorno fa. Mercoledì ha avuto i primi incontri istituzionali con il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova e con la commissione Ambiente della Camera, che è presieduta dalla deputata veronese Alessia Rotta. Il giorno dopo è stato in Regione, dove è stato accolto dal presidente Luca Zaia prima di un confronto approfondito con l’assessore alla Sanità Manuela Lanzarin e la responsabile della Prevenzione Francesca Russo. Ieri, invece, ha compiuto una lunga visita nelle terre dei Pfas, toccando i luoghi simbolo dell’inquinamento ed incontrando associazioni, attivisti e cittadini. Il commissario è partito di primo mattino da Trissino, Vicenza, dove avrebbe voluto vedere lo stato dell’ex fabbrica chimica Miteni. Ditta che è ferma da poco più di tre anni per fallimento, i cui ex dirigenti e proprietari sono gli unici imputati nel processo in corso a Vicenza per la contaminazione. Il rappresentante Onu ha però ottenuto un diniego all’accesso per motivi di sicurezza. Sempre nel Vicentino, si è recato poi ad Arzignano, per vedere il depuratore, e a Lonigo, dove ci sono gli impianti di distribuzione degli acquedotti che sono stati inquinati e che possono distribuire acqua che rispetta i parametri di legge solo grazie all’uso di costosi filtri. Tutto questo prima di arrivare, poco dopo le 11, a Cologna. Davanti allo scarico del collettore gestito dal consorzio Arica, il rappresentante dell’Onu si è confrontato con i rappresentanti di Mamme no Pfas, Isde medici per l’ambiente, Legambiente, Pfas Land ed il comitato Vivere a Cologna. Con l’ausilio di un interprete ha ascoltato le loro denunce e le loro richieste d’aiuto. Quindi, colpito da quanto gli era stato riferito, ha voluto fotografare con il proprio cellulare il liquido nero che esce dal collettore. Poi ha accettato di scambiare qualche battuta, per comodità in spagnolo, con i cronisti. «Il mio mandato è quello di verificare, sulla base di documenti ufficiali e di testimonianze, che impatto hanno le sostanze tossiche che inquinano questo territorio e se ci sono situazioni che violano i diritti dei cittadini», ha ribadito il commissario. Il quale, pur non volendo anticipare nessuna delle conclusioni alle quali potrà arrivare, ha precisato che il suo lavoro sarà valutato dal Consiglio per i diritti umani ed ha rinviato ulteriori considerazioni ad una conferenza stampa che terrà il 13 dicembre. Tutto ciò prima di una breve tappa davanti all’azienda Chemviron di Legnago, al centro da tempo delle proteste dei residenti che contestano i fumi e gli odori sprigionati dalle lavorazioni. •.

Luca Fiorin

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