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L’aviaria corre veloce In 25 giorni 28 focolai

Continuano i controlli dei veterinari negli allevamenti della nostra provincia per combattere l’influenza aviaria
Continuano i controlli dei veterinari negli allevamenti della nostra provincia per combattere l’influenza aviaria
Continuano i controlli dei veterinari negli allevamenti della nostra provincia per combattere l’influenza aviaria
Continuano i controlli dei veterinari negli allevamenti della nostra provincia per combattere l’influenza aviaria

L’influenza aviaria corre. Secondo quanto riportato dall’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie, un centro di riferimento nazionale per la malattia, giovedì scorso risultavano essere stati riscontrati 28 focolai di contagio. Un numero che probabilmente nei giorni successivi all’ultimo monitoraggio è salito ancora, vista la frequenza dei casi emersi nei giorni scorsi, grazie all’intenso piano di controlli in corso. Cvede per primi coinvolti i servizi veterinari pubblici. Considerato che le prime presenze del virus sono state riscontrate poco dopo la metà di ottobre, esattamente il 19, si può tranquillamente dire che ad oggi risulta essere stato colpito almeno un nuovo allevamento al giorno di media. Una situazione per la quale è già stato disposto l’abbattimento di moltissimi animali: si tratta di tacchini, polli, galline e quaglie, e sono state adottate misure straordinarie di lotta all’epizoozia in atto. Termine, questo, con cui si indicano le epidemie che interessano gli animali. Tutti i casi di contagio continuano a manifestarsi nell’area per la quale prima la Regione e poi il Ministero della salute hanno disposto restrizioni in base alle quali non si possono muovere i pennuti e vanno limitate altre attività di allevamento, come lo spandimento della pollina. I casi di contagio infatti, continuano ad emergere nel territorio veronese posto ad Est dell’autostrada del Brennero ed a Sud della Milano-Venezia. Una zona in cui c’è un’elevatissima concentrazione di impianti avicoli. Gli ultimi casi si sono verificati, ancora, nell’area dell’Est che va da Arcole a San Bonifacio e nella zona di San Pietro di Morubio. La situazione epidemiologica certificata dallo Zooprofilattico, che è la più recente ad avere il crisma dell’ufficialità, dice che giovedì sono stati accertati tre casi, due in allevamenti di tacchini da carne, con, rispettivamente, 12.640 ed 11.500 capi, ed uno in una struttura in cui c’erano 158.500 quaglie. Il giorno prima i focolai verificati erano stati due, in un impianto con 32.000 tacchini ed in un agriturismo nel quale i tacchini erano invece 15. Tre, invece, le strutture contagiate martedì. In una c’erano 7.800 tacchini, in un’altra 102.500 polli da carne e nella terza 4.000 pennuti di varie specie. Sino a giovedì scorso era stata attuata l’eliminazione di quasi un milione di animali. Di 979.558, per la precisione. D’altronde l’uccisione dei pennuti presenti negli allevamenti sedi di focolaio è una delle misure attuate da tempo per contrastare il diffondersi della malattia. Una misura che nel veronese vent’anni e poco più fa, ai tempi delle prime epizoozie diffuse di influenza aviaria, aveva portato all’eliminazione di svariati milioni di animali. Rispetto ad allora la situazione degli allevamenti è cambiata di molto, visto che sono state dettate regole di biosicurezza mediamente rispettate. Ciononostante la pianura Veronese è diventata il luogo in cui ha trovato terreno fertile un virus ad alta patogenicità, appartenente al sottotipo H5N1, apparso quest’anno per la prima volta in Italia e produttore di un’elevata mortalità fra i pennuti. Un germe che gli esperti spiegano essere diffuso da uccelli migratori e selvatici. Lo Zooprofilattico fino a giovedì aveva verificato in regione nel programma di sorveglianza su specie di volatili cacciabili, la presenza dell’H5N1 solo in due uccelli: un germano reale ed un fischione. •.

Luca Fiorin

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