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Il personaggio

Dario Gambarin, l'«artista dell'aratro» che crea le sue opere sui campi della Bassa Veronese

Gambarin alla tv russa

Dario Gambarin, il «re della Land art», conquista la televisione russa come testimonial del grande romanziere Fëdor Dostoevskij. A volerlo tra i protagonisti di «Universal Dostoevskij Documentary» è stato lo staff di Rt, Russia Today, che ha individuato proprio nell’artista, castagnarese di nascita e bolognese d’adozione, la personalità italiana più adatta a rappresentare la fama di questo incomparabile autore nel mondo. Del resto, chi avrebbe mai potuto realizzare un ritratto di Dostoevskij su una superficie di 25mila metri quadrati – di sicuro il più grande del globo - se non per l’appunto Gambarin, considerato tra i maggiori land artist a livello internazionale? La sua «Beauty will save us» (La bellezza ci salverà), con il volto dello scrittore accompagnato dalla famosa frase pronunciata dal principe Myskin nell'Idiota, era spuntata tra i campi lo scorso settembre e non era di certo sfuggita alla stampa russa, che ha voluto ora immortalarla nel documentario insieme al suo autore.

Chi è Dario Gambarin

Davvero un bel record – non il primo, ma di certo nemmeno l’ultimo - per l’ex avvocato classe 1958, che oltre una ventina d’anni fa ha preferito l’arte alla toga e ai tribunali.

La facoltà di Giurisprudenza l’aveva portato a 19 anni da Castagnaro a Bologna e la strada sembrava segnata. Arrivano la laurea, l’avvocatura, le udienze. Ma la vocazione artistica, in una città così ricca di stimoli, si fa sempre più forte. Per Gambarin il dado è tratto: consegue la seconda laurea, questa volta in Lettere e filosofia al Dams con tesi su Arte e psicopatologia, una specializzazione in relazioni industriali e del lavoro, un diploma di belle arti all’Accademia Clementina e un anno da ricercatore alla University of California di Los Angeles, seguito dall’abilitazione in psicologia e psicoterapia.

 

La carriera artistica di Dario Gambarin, dalla tela ai campi

La prima mostra lo incorona artista nel 1993, anche se la vera svolta tra tele e pennelli avviene intorno al 2000. Pittore e musicista, capace di ideare originali performance che uniscono le partiture all’arte figurativa, Gambarin è un artista eclettico, che stupisce, sempre e comunque. E non solo nel suo studio di Bologna, dove da neo espressionista astratto crea acrilici, oli su tela e tecniche miste, esposte in mostre personali in Italia, a Berlino, Monaco, Zurigo, Istanbul, Los Angeles. 

Dal 2004, il suo secondo atelier d’arte sono i campi di famiglia alle porte di Castagnaro. È da qui, da quella campagna che da giovane gli andava stretta, ma che in realtà non ha mai smesso di amare, che l’ex avvocato ha spiccato il volo nella land art usando il trattore, con aratro ed erpice rotante, come pennello ed il terreno come tela. Il tutto «a mano libera», senza cioè inserire alcun segno di riferimento sul campo.

«Ho iniziato più per curiosità che per altro, di ritorno da un viaggio in Germania dove avevo visto alcune immagini di land art», racconta Gambarin - Mi erano sembrate fredde: tanta tecnica e poca arte. Poi però mi sono detto: perché non provare? Ho sottratto il vecchio trattore 1300 DT Fiat a mio padre, che non ha nascosto il suo disappunto, e mi sono lanciato su un campo tracciando sulla terra un volto di donna». «Era talmente bello», prosegue l’artista, «che ho deciso di continuare. A poco a poco, ho capito che attraverso quest’arte avrei potuto lanciare dei messaggi importanti. E così è stato. Nel 2009 ritraggo su un campo l’allora presidente degli Stati Uniti Barack Obama. La sua foto ha fatto il giro del mondo. Da lì non mi sono più fermato». 

 

Le opere di Dario Gambarin

Volti, come quelli, solo per citarne alcuni, di papa Francesco, Nelson Mandela, Martin Luther King, John Fitzgerald Kennedy, Hillary Clinton, Donald Trump. Ed ancora del dittatore nordcoreano Kim Jong-un, di Vladimir Putin, per cui Gambarin ha conquistato perfino il primo canale della Tv di Stato russa, di Fidel Castro, Dante, Leonardo, Beethoven e tantissimi altri.

Senza tralasciare negli anni tematiche ambientaliste, eventi, anniversari, vertici internazionali ed omaggi allo sport: in totale, una settantina di opere grandi fino a 50mila metri quadrati, in grado di resistere lo spazio di un giorno o due, ma che immortalate dall’alto, prima con un Cessna e in tempi più recenti con un drone, sono rimbalzate da un Paese all’altro grazie all’interesse di televisioni internazionali ed agenzie di stampa. 

«La land art è un mix di fatica fisica e mentale che può durare anche otto-nove ore», rivela l’artista - L’unico appiglio, per così dire, è il disegno che abbozzo su carta prima di iniziare l’opera, ma quando sono sul trattore non vedo nulla di quello che traccio. L'opera è tutta nella mia testa. Servono massima concentrazione e grande rapidità d'azione perché è impossibile tornare indietro, in una sfida continua tra immaginazione e creazione che per me è qualcosa di irrinunciabile». Un tour de force che gli ha regalato fama mondiale. 

 

Un elenco (parziale) delle opere di Dario Gambarin: clicca per vederle

Elisabetta Papa

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