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CEREA

Il vaccino per lui è un rischio. Non può avere il Green pass

Il green pass sarà indispensabile per accedere a molti servizi
Il green pass sarà indispensabile per accedere a molti servizi
Il green pass sarà indispensabile per accedere a molti servizi
Il green pass sarà indispensabile per accedere a molti servizi

Caos Green pass per un cittadino di Cerea che a dicembre ha avuto il Covid, ne è uscito e ora ha un numero talmente alto di anticorpi che i medici gli sconsigliano di vaccinarsi. Eppure, Roberto S., 47 anni, agente di commercio, del lasciapassare sanitario voluto dal governo guidato dal premier Mario Draghi per garantire dal prossimo 6 agosto l'accesso a numerosi servizi, come il ristorante al chiuso, palestre, piscine e grandi eventi, ne ha bisogno anche per motivi di lavoro frequentando ristoranti a pranzo con i clienti e fiere.

 

L'unica possibilità che gli resta sarebbe quella di sottoporsi a un tampone, che naturalmente dovrà avere un esito negativo, ogni 48 ore. «Ho avuto il Covid nella forma più grave», esordisce Roberto S., «ma ora mi trovo in un limbo che non permette di accedere facilmente al Green pass». Otto mesi fa il 47enne, contagiato dal coronavirus, fu ricoverato per 12 giorni, di cui otto con tanto di casco in terapia subintensiva, all’ospedale Mater salutis di Legnago. «Non smetterò mai di ringraziare il reparto di Pneumologia che mi ha salvato la vita», racconta. «Sono riuscito a guarire senza alcuna trasfusione di plasmaferesi», prosegue, «e questo mi ha permesso di diventare un donatore ideale di plasma iperimmune».

 

Nemmeno a dirlo Roberto S., conscio dei terribili momenti passati su un letto d'ospedale, ha deciso di mettersi a disposizione del prossimo. A gennaio si è sottoposto all’anticorpale Ac anti-Sars- Cov-2 IgG ed è risultato idoneo per la donazione con un numero di anticorpi molto alto, ben 286 UA/ml su un minimo di 15 UA/ml. Fino a oggi l’agente di commercio ceretano ha eseguito due donazioni e tutto è andato per il meglio. I problemi si sono presentati a maggio quando sono state aperte le vaccinazioni per chi ha più di 40 anni d’età. «Volevo vaccinarmi e così ho fatto un sierologico per la ricerca degli anticorpi Sars-CoV-2 IgG ed è risultato un valore di 306,01 su un minimo di 7,1».

 

A distanza di appena quattro mesi dal primo esame sierologico, il numero di anticorpi presenti è addirittura aumentato. «Con valori così alti», afferma Roberto S., «i medici mi sconsigliano di fare il vaccino poiché potrebbero insorgere complicazioni». Insomma, anziché un rimedio per la salute in questo caso la puntura al momento va evitata. «Ora mi ritrovo di fronte a un problema non da poco», spiega Roberto S., «il mio stato di salute non mi permette di avere il Green pass se non a fronte di continui tamponi. Da pochi giorni è stato ufficializzato che sarà obbligatorio per numerosi servizi e io ne ho bisogno anche per poter lavorare». I metodi previsti dal governo per ottenere il rilascio del Green pass dal ministero della Salute, per i maggiori di 12 anni, al momento sono tre: certificazione di vaccinazione della prima dose, valida fino alla seconda dose, che a sua volta estende la durata di 9 mesi; esito di un tampone negativo nelle 48 ore precedenti la richiesta; avvenuta guarigione dal Covid e validità di sei mesi.

 

Avendo avuto il Covid a dicembre, il 47enne ceretano non rientra nemmeno in quest’ultima casistica ed è impensabile che possa continuare a fare tamponi ogni volta che deve accedere alle attività per cui è prevista la certificazione verde. «Sono una persona guarita dal Covid, ma dimenticata dal sistema», conclude Roberto S. per poi lanciare un appello. «Mi auguro che al più presto le autorità preposte dicano a tutti quelli che si trovano nella mia situazione come comportarsi».

Francesco Scuderi

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