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Il trenino delle cave è tornato a «vivere» nella nuova piazza

Il trenino che trasportava argilla alle fornaci di Albaredo DIENNE FOTO
Il trenino che trasportava argilla alle fornaci di Albaredo DIENNE FOTO
Il trenino che trasportava argilla alle fornaci di Albaredo DIENNE FOTO
Il trenino che trasportava argilla alle fornaci di Albaredo DIENNE FOTO

Un allestimento nella nuova piazza Aldo Moro racconta la storia industriale di Albaredo. La locomotiva e un vagone del vecchio trenino che trasportava l’argilla alle fornaci danno ora il benvenuto a chi arriva ad Albaredo e, nel contempo, rendono omaggio alle centinaia di persone che hanno lavorato nelle fabbriche albaretane di laterizi. Un gruppo di volontari, ex lavoratori delle fornaci albaretane e figli di imprenditori dell’epoca, ha trovato nel retro dell’ex Casa del Fascio, in abbandono, il vecchio trenino usato dagli operai delle industrie di mattoni, attive in paese dalla fine degli anni Cinquanta agli anni Settanta. La locomotiva, costruita dal celebre marchio tedesco Orenstein & Koppel, era alimentata da motore diesel a due tempi e funzionava in qualsiasi condizione, tanto che i costruttori l’avevano progettata in modo che potesse funzionare carica anche in pieno inverno, col ghiaccio. I volontari hanno tolto la ruggine, pulito la locomotiva e un vagone, recuperato un tratto di binario e hanno ritinteggiato le due macchine, poste poi davanti all’ingresso del Palazzo della cultura Dino Coltro, «per onorare la memoria di coloro che hanno fatto la storia economica del nostro paese», dicono i restauratori. La prima «forza motrice» utilizzata per trainare i vagoni carichi di argilla dalle cave alle fornaci è stata quella dei cavalli. Poi c’è stato il locomotore diesel, con guida laterale e possibilità di viaggiare in entrambe le direzioni, lungo il binario posato per collegare i depositi di argilla con le fabbriche di mattoni. A fine anni ’70 qualche imprenditore scelse il trattore per i trasporti; altri rimasero fedeli al trenino fino alla chiusura delle fornaci a fine anni Settanta. Albaredo, pur non avendo nel suo territorio importanti cave di argilla, «per la scarsa qualità del materiale presente nel sottosuolo», dicono i discendenti delle famiglie di «fornasari», ebbe ben quattro fabbriche di mattoni. La prima ad aprire fu la Adige, seguita dalla Indla e dalla FB, fino all’ultima, la ZaLa. Le maggiori cave si trovavano sull’altra sponda dell’Adige, a Ronco. «Abbiamo recuperato una parte importante della storia del nostro paese, grazie al gesto dei donatori che ringrazio per la disponibilità», commenta il sindaco Giovanni Ruta. «È bello condividere ricordi e fatti storici, nella nuova piazza rinnovata, con tutta la nostra comunità». •

P.B.

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