Il lungo periodo di reclusione forzata in casa per ridurre il rischio di contagio è per qualcuno motivo di depressione, per altri di nervosismo e per altri ancora, invece, stimolo alla crescita personale, alla cura di se stessi e della propria casa. Antonietta Ponso, titolare fino al 2000 con il marito Nello (morto nel 2013) di un panificio in piazza Garibaldi, a Cologna, vive in un appartamento al primo piano che ha sul retro un'ampia terrazza piastrellata. Un paio di anni fa Antonietta ha pensato di ampliare la varietà delle piante presenti occupando i muri perimetrali. Non ha comprato vasi e portavasi ma ha creato il suo «orto verticale» con materiali di recupero. «Ho cercato di riciclare ciò che avevo in casa, riducendo per quanto possibile gli sprechi e la quantità di rifiuti», spiega la donna. Grandi flaconi in plastica ritagliati e lunghe grondaie sono dunque diventati i vasi dell’ex esercente. In queste settimane, complice la necessità di rimanere chiusa in casa, la donna ha rimesso a nuovo ed ampliato l'intero orto. Sono sparite le corde che sostenevano le grondaie, sostituite da catenelle. Sono apparsi degli pneumatici, riempiti di terra per ospitare insalata gentile, cicoria e rucola. «Mi sto documentando molto, per rendere la mia dieta più salutare», riferisce. «Mi sto dedicando in particolare alle piante aromatiche, come erba cipollina, basilico, menta, anice, origano, rosmarino, salvia e valeriana. Studio le loro proprietà, me ne cibo e mi preparo delle buone tisane». Antonietta, nel suo orto pensile, ha ottenuto una produzione sufficiente per soddisfare anche le esigenze dei suoi figli, che abitano accanto alla pensionata. Trascorrere ore a concimare, innaffiare, pulire e sistemare l'orto verticale non è un impegno gravoso per la donna. «Non mi pesa affatto», afferma «per me è uno svago e dà senso alla mia giornata». Oltre a verdura e ad erbe aromatiche, l'ex panettiera ha piantato anche fragole, primule e sulfinie. «Sto tentando anche di ottenere delle patatine novelle, non so ancora se l'esperimento andrà a buon fine», avverte. «La terrazza è grande e spesso i miei nipoti la utilizzano come campo da pallavolo», riferisce. E quando il pallone finisce su una piantina? «La ripiantiamo», sorride l'ortolana creativa. •