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Il rombo delle moto per l’addio a Will

Gli amici bikers hanno salutato «Will» con il rombo delle loro moto
Gli amici bikers hanno salutato «Will» con il rombo delle loro moto
Gli amici bikers hanno salutato «Will» con il rombo delle loro moto
Gli amici bikers hanno salutato «Will» con il rombo delle loro moto

Un lungo rombo di motori ha scandito l’ultimo saluto a William Ferlenghi, il barista 45enne stroncato la scorsa settimana da un aneurisma cerebrale che non gli ha lasciato scampo. Schierati con una decina di moto su un lato del sagrato della chiesa di San Vito di Cerea, e un lenzuolo con la scritta «Ciao Will», ieri pomeriggio gli amici bikers del giovane hanno atteso l’arrivo del feretro per poi, al termine del rito, accompagnare l’uscita della bara con l’assordante frastuono dei motori a pieni giri. Willy, come era soprannominato, amava i motori e moto, go-kart ed auto per lui erano un’occasione utile per stare in compagnia. La bara in legno chiaro, con adagiato un cuscino di rose bianche e una sola rosa rossa, ha fatto l’ingresso in chiesa seguita da mamma Emma sorretta dalla figlia Simona e da Giorgia, la fidanzata con cui William conviveva da quattro anni. È stata lei martedì scorso ad accorgersi che il compagno stava male e a chiedere aiuto. Al loro arrivo i soccorritori aveva subito visto che la situazione era grave. Nonostante il trasporto all’ospedale di Legnago e poi in quello di Borgo Trento, a Verona, nel tardo pomeriggio di giovedì 1 aprile il barista è deceduto. La famiglia, con grande generosità, ha acconsentito a donare gli organi. «L’unica parola in cui trovare conforto in momenti come questo», ha esordito monsignor Antonio Cameran, parroco di Terrazzo e Begosso e amico di famiglia dei Ferlenghi, che ha celebrato il funerale assieme al parroco di San Vito, don Piergiorgio Mortaro, «è quella di Dio, la parola della fede. William era un’artista nel suo lavoro, sapeva mettersi in ascolto con la gente e le tante persone presenti qui per lui ne sono una testimonianza». «Era l’immagine di Giovanni (il papà deceduto cinque anni fa per un tumore al cervello ndr)», ha proseguito monsignor Cameran, «gli assomigliava tantissimo nel fisico e nel carattere. Se ne è andato nel pieno della maturità, ma non dobbiamo pensare alla sua morte, ora lui è a fianco di Dio, con suo papà, e dal cielo aiuterà la sua mamma, la sorella Simona e la sua compagna Giorgia». Mamma Emma, distrutta dal dolore, per tutto il rito ha tenuto strette le mani di Simona e Giorgia nella speranza di trovare un po' di forza davanti all’inaspettata morte del figlio. Sulla bara di William, oltre ai fiori, c'era anche la sua divisa da lavoro. Il grembiule indossato al bar Dersut di Legnago dove lavorava dallo scorso ottobre, pieno di firme di clienti e amici che apprezzavano William. •

Francesco Scuderi

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