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Il paese piange Gianni Beschin gloria del calcio internazionale

L’ex arbitro Gianni Beschin morto a 67 anni in Calabria
L’ex arbitro Gianni Beschin morto a 67 anni in Calabria
L’ex arbitro Gianni Beschin morto a 67 anni in Calabria
L’ex arbitro Gianni Beschin morto a 67 anni in Calabria

Dolore e sgomento a Cologna per l'improvvisa morte di una delle figure di maggior spicco del panorama sportivo cittadino. L'ex arbitro internazionale Gianni Beschin, 67 anni, deceduto venerdì a Rossano (Cosenza) per un malore al termine di una passeggiata, era nato e cresciuto nella città del mandorlato, una città che amava e a cui aveva dato molto tra gli anni Ottanta e Novanta, quando era riuscito a contattare società calcistiche di alto livello per portarle a giocare delle amichevoli con l'AC Cologna. «Per noi Beschin era motivo di orgoglio», ricordano i dirigenti storici dei gialloblù. La notizia della sua morte è giunta come un fulmine a ciel sereno nella casa della prima moglie Daniela Zampieri e della figlia Vanessa e ha profondamente turbato le sue tre sorelle Liliana, Vanda e Paola. «Non aveva lamentato particolari problemi di salute», riferisce Liliana, «sembra che sia stato stroncato da un attacco di cuore». Non sappiamo ancora la data del funerale, ma quello che ci addolora è che probabilmente non riusciremo a partecipare a causa delle restrizioni dovute al Covid». Una doppia sofferenza, dunque, per i familiari e gli amici di Beschin. «I nostri bisnonni erano originari di San Giovanni Ilarione e, nel monastero dove visse nostro zio, padre Ignazio Beschin, vorremmo ritrovarci per ricordare mio fratello Gianni», rivela Liliana. Dopo aver concluso gli studi di geometra a Legnago, Beschin non riuscì a praticare la professione perché aveva già iniziato a frequentare la sezione arbitri di Legnago e gli impegni calcistici gli impedivano di svolgere serenamente un lavoro da impiegato. Rilevò l'ex gioielleria Bacciga in piazza Duomo e iniziò a gestirla con il padre Lino. Intanto la sua carriera di arbitro decollava. «Quando arrivai a Cologna non conoscevo nessuno, lui mi aiutò e mi introdusse nell'ambiente del calcio che contava», racconta Giuseppe Tuzzolo, ex presidente del Cologna. «Andammo insieme a conoscere i presidenti delle maggiori società calcistiche venete e riuscimmo a portare il Verona di Pippo Inzaghi a Cologna». Beschin era molto amico di don Romeo Boron di Pilastro, detto «il prete del pallone». Con il sacerdote grande motivatore di giovani, morto nel 2012, organizzava cene e serate in compagnia. Quando era libero, Beschin amava frequentare il bar Borsa e corso Guà, scherzare con gli amici e discutere dei temi di attualità. «Mio fratello era bonaccione e allegro in famiglia e con gli amici quanto era serio e deciso in campo», riferisce la sorella Liliana. «Quando lui arbitrava, nessuno osava sgarrare», racconta il dirigente del Cologna Renato Martinelli. «Aveva un grande carisma, sapeva farsi rispettare dai giocatori anche senza dir nulla. Ricordo quando faceva preparazione atletica sull'argine del Guà con Gigi Donadello e io mi univo a loro perché avevo saltato qualche allenamento per frequentare l'università». Anche il sindaco è stato colpito dalla notizia della morte di Beschin. «Lo conoscevo fin da bambino perché mio padre era amico della sua famiglia», rivela Manuel Scalzotto . «È sempre stato gentile e prodigo di consigli. Ho un ricordo bellissimo di lui, sono molto dispiaciuto». Non è ancora stata resa nota la data del funerale perché il medico legale intende eseguire un'esame esterno della salma per capire le ragioni della morte anche se sembra probabile una causa naturale. •

Paola Bosaro

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