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Il canto come terapia Nato coro delle 80enni

Le prove dello speciale coro organizzato alla casa di riposo
Le prove dello speciale coro organizzato alla casa di riposo
Le prove dello speciale coro organizzato alla casa di riposo
Le prove dello speciale coro organizzato alla casa di riposo

Canta che ti passa. Se il famoso detto corrispondesse al vero, transitare in via Ippolita Forante, a Ronco, potrebbe essere una terapia contro il logorio della vita moderna. Il perché è presto detto: camici bianchi e medicine a volte non riescono a sollevare l'umore. Ma dove le pasticche possono fare cilecca può riuscire la musica. E alla casa delle Piccole figlie di San Giuseppe, denominata Casa madre, di voglia di cantare ce n'è. Tanto che a volte esce dalle mura della struttura e allieta i passanti. È quella della cinquantina di anziane ospiti della casa di riposo per sole donne, con un’età media di 85 anni, che hanno buttato alle ortiche le malinconie per riscoprire la gioia del canto corale. Secondo gli esperti, sarebbero più d'una le motivazioni per tenere in esercizio l'ugola. Tra l'altro allenare le corde vocali allungherebbe la vita, abbasserebbe la pressione sanguigna, migliorerebbe le doti cognitive ed accrescerebbe il senso di comunità. Insomma, il canto equivarrebbe a un toccasana per chi è nella terza o quarta età. Il coro delle over ha esordito ufficialmente lo scorso Natale facendo gli auguri in musica a parenti e amici. È stato un successo, ma anche la dimostrazione di come, pur scontando limiti fisici di vario tipo a causa dell'età avanzata, persone con tante primavere sulle spalle possano passare da semplici spettatrici a protagoniste di un evento gioioso, con filo conduttore il recupero di melodie rimaste nei ricordi anche di chi di ricordi ne ha conservati pochi. Così, vista l'utilità e l’entusiasmo, la direzione delle Piccole figlie di San Giuseppe ha deciso di introdurre il canto corale in pianta stabile. Armonizzatore dell'abilità delle «vocalist» ronchesane è il musicoterapista Giuseppe Marchiotto, diplomatosi al Conservatorio di Verona dopo aver raggiunto la pensione come insegnante alle scuole medie. Il maestro con all'attivo esperienze con ragazzi Down e malati terminali, spiega che il linguaggio della musica «diverte l'anziano e lo rende più disponibile a partecipare ad attività comunitarie che aiutano a superare la routine quotidiana». «Talvolta», aggiunge il maestro «è come essere a uno spettacolo areniano, complice il giubilo della superiora della Casa madre, suor Cleo Alves Da Silva, portacolori dell’iniziativa con l'educatrice Francesca Nicalini. •

P.T.

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