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Nella Bassa ed Est Veronese

Gli agricoltori ora si rubano l’acqua: il Consorzio lancia l'allarme

Paratie irregolari e soprattutto, in alcuni casi, sono state forzate le chiaviche consortili
Campi irrigati, allarme di furti d'acqua tra agricoltori
Campi irrigati, allarme di furti d'acqua tra agricoltori
Campi irrigati, allarme di furti d'acqua tra agricoltori
Campi irrigati, allarme di furti d'acqua tra agricoltori

L’acqua nelle campagne sta diventando un bene così prezioso che c’è chi sta cercando di tenersela tutta per sé, anche a scapito delle esigenze degli altri.  Nel territorio in cui opera il consorzio di bonifica Alta pianura veneta, che nel Veronese è presente nei trenta Comuni dell’Est e della Bassa posti a sinistra del fiume Adige e che opera anche in sessanta municipi vicentini e cinque padovani, ci sono agricoltori che fanno scorrere l’acqua quando invece questo non dovrebbe accadere o creano piccoli invasi per essere sicuri di irrigare anche se i canali dovessero restare all’asciutto. Una pratica che, oltre che irregolare, è dannosa per gli altri coltivatori, visto che l’acqua che usa in più l’uno non la può utilizzare l’altro. 

A confermare che c’è chi sta facendo il furbo è Helga Fazion, la direttrice de consorzio. «Si stanno verificando situazioni che sono accadute anche in passato, ma che, poiché stiamo vivendo un periodo particolare, possono avere un peso», dice. 
A quanto pare si tratta di pochi casi. «Qualcuno, comunque, perde la testa e finisce per esagerare», dice Fazion. La quale spiega che «si tratta di azioni alle quali il consorzio pone direttamente rimedio, togliendo gli sbarramenti artificiali che vengono creati o dicendo a chi agisce in maniera tale da appropriarsi ingiustamente dell’acqua di ripristinare la situazione immediatamente». 
«In ogni caso cerchiamo di sistemare le cose nella maniera più immediata e semplice possibile», spiega Fazion. A quanto si sa, è nell’intero territorio dell’Alta pianura veneta che si verificano queste «appropriazioni indebite» delle risorse idriche. 

Nell’intero territorio, ma con casi ripetuti nel Veronese. I «furti d’acqua» non vengono compiuti con azioni eclatanti. Finora non sono infatti state riscontrate manomissioni degli impianti con i quali vengono gestite le reti irrigue. Impianti i cui più importanti sono peraltro controllati in continuo. Piuttosto vengono registrate quelle che potremmo definire come delle piccole ruberie. «I nostri tecnici, nei sopralluoghi che compiono sul territorio, stanno scoprendo, soprattutto, che vengono messe assi di legno od altre paratie di fortuna nei fossati, allo scopo di far uscire l’acqua e creare dei piccoli invasi anomali», spiega la direttrice del consorzio. La quale precisa che normalmente gli stessi addetti provvedono a rimuovere subito gli sbarramenti, in maniera da ripristinare le condizioni normali di deflusso dell’acqua. 

Ma non è tutto, è stato anche scoperto che qualcuno ha forzato i lucchetti che tengono bloccate le chiaviche consortili, allo scopo di realizzare derivazioni che invece non dovrebbero esistere. Pratiche, queste, che sono più gravi, visto che consistono in una manomissione di beni del Consorzio, e che, quindi, potrebbero in teoria essere punibili. «Tutte queste situazioni avvengono lungo i corsi d’acqua secondari, che ovviamente non possono essere costantemente tenuti sotto osservazione», conclude la direttrice. Non parla dell’esistenza di situazioni di questo genere, invece, il presidente dell’altro consorzio che opera nella nostra provincia. Il Veronese, che gestisce le reti irrigue nell’area posta a sinistra dell’Adige. Secondo Alex Vantini, che oltre ad essere a capo del consorzio è anche presidente di Coldiretti Verona, «non stanno per ora accadendo situazioni anomale». Secondo quanto spiegano al consorzio, in molte aree le reti sono fatte in maniera tale che ci sia una sorta di controllo diretto degli agricoltori, i quali si accorgono immediatamente se c’è chi usa più acqua del dovuto

Luca Fiorin

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