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Il flash mob

Giubbetti e torce in municipio: «Più luce per Albaredo»

Consiglieri di opposizione contro la decisione di tenere spenti i lampioni dalla mezzanotte
La protesta Consiglieri di RipartiAmo e Lega con cartello e gilet catarifrangenti davanti al municipio
La protesta Consiglieri di RipartiAmo e Lega con cartello e gilet catarifrangenti davanti al municipio
La protesta Consiglieri di RipartiAmo e Lega con cartello e gilet catarifrangenti davanti al municipio
La protesta Consiglieri di RipartiAmo e Lega con cartello e gilet catarifrangenti davanti al municipio

Gilet catarifrangenti e torcia elettrica per chiedere «Più luce per Albaredo». Singolare flash mob dei consiglieri di minoranza Devid Marin e Lisa Cherubin giovedì sera prima del consiglio comunale. I due consiglieri, accompagnati da alcuni sostenitori del gruppo - fra cui l’ex consigliere Luigi Maroccolo, - hanno esposto un cartellone fuori dalla sala consiliare, protestando contro la decisione dell’amministrazione comunale di spegnere dal primo settembre tutti i lampioni del paese (fatta eccezione per qualche piazza e qualche incrocio), da mezzanotte fino alle 6 del mattino.

Contro il caro energia

Quella del Comune è stata una scelta dettata dalla necessità di risparmiare sul costo dell’energia elettrica, lievitato del 50 per cento negli ultimi mesi, ma non ha incontrato il favore di buona parte della popolazione. Marin e Cherubin hanno raccolto le istanze di molti cittadini preoccupati per i rischi legati alla mancata illuminazione delle vie residenziali, in particolare dei residenti nelle frazioni. I consiglieri hanno indossato i gilet ad alta visibilità anche durante la seduta consiliare, facendo arrabbiare il sindaco Giovanni Ruta. Marin, inoltre, ha posato sul banco davanti a sé un piccolo cero con l’immagine della Madonna per «chiedere la grazia che non succeda nulla di grave nelle notti senza illuminazione di Albaredo». Il capogruppo di RipartiAmo e Lega sottolinea: «L’intento della nostra azione non è assolutamente di matrice politica, bensì di buon senso. Non abbiamo indossato giubbetti fosforescenti soltanto per farci vedere di notte, in un Comune lasciato completamente al buio, ma vorremmo nel contempo illuminare con le torce la strada dell’amministrazione comunale affinché ritrovi la retta via e riveda questa decisione», dice solennemente.

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Le critiche

Le critiche per lo spegnimento dei lampioni, in questi giorni, stanno arrivando al Comune da più parti. Nelle prime settimane di settembre sono ancora numerosi i giovani che frequentano i bar dopo mezzanotte. Il loro ritorno a casa, specie se a piedi o in bicicletta, rischia di diventare pericoloso. «La luce non è un elemento estetico, è sempre stato un deterrente per i criminali, oltre che un utile ausilio per evitare incidenti», osserva Marin. D’altro canto, il taglio all’illuminazione notturna non è l’unico tema legato alla sicurezza di cui si discute ad Albaredo. Il sistema di videosorveglianza è obsoleto e inservibile; da tempo la cittadinanza e i consiglieri di opposizione chiedono l’acquisto di telecamere moderne e funzionali. Il sindaco Giovanni Ruta replica: «Purtroppo la guerra e l’aumento dei costi dell’energia, uniti al tema della sostenibilità ambientale, impongono agli enti pubblici e a tutte le famiglie un piano di risparmio energetico senza precedenti», evidenzia il primo cittadino. «Basti pensare che con l’aumento delle bollette degli ultimi mesi il Comune si troverà a pagare oltre 200 mila euro in più solo di energia elettrica, senza contare il tema del gas del prossimo inverno. Stringere la cinghia, dato che parliamo dei soldi dei cittadini, è una scelta o bbligata, per non aumentare le imposte e garantire servizi alla cittadinanza. Le pagliacciate e i balletti li lascio a un’opposizione evidentemente poco consapevole del problema. Aggiungo che con il Pnrr il Comune di Albaredo ha ottenuto un cospicuo contributo per il ripristino e il rifacimento dell’impianto di videosorveglianza: la sicurezza per noi sta al primo posto», conclude Ruta.

Paola Bosaro

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