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«Fratta Gorzone, risarcite i cittadini»

Il punto in cui il tubo scarica i reflui nel Fratta-Gorzone a  Sule
Il punto in cui il tubo scarica i reflui nel Fratta-Gorzone a Sule
Il punto in cui il tubo scarica i reflui nel Fratta-Gorzone a  Sule
Il punto in cui il tubo scarica i reflui nel Fratta-Gorzone a Sule

Fratta Gorzone, si riaccende la protesta. Un gruppo di cittadini chiede che vengano pagati al Comune di Cologna i danni per l'inquinamento causato dal famigerato «tubo». Tale ristoro dovrebbe essere pari ad almeno 200.000 euro l'anno. Una cifra che l'amministrazione comunale dovrebbe utilizzare per acquistare acqua minerale da distribuire gratuitamente ai residenti. E questo indipendentemente dalla realizzazione, che è peraltro in atto, di forme di approvvigionamento della rete idrica pubblica con acqua proveniente da aree non contaminate. La questione del collettore che trasporta a valle, scaricandole a Cologna, le acque che escono dai depuratori vicentini di Arzignano, Montecchio, Montebello, Trissino e Lonigo torna quindi in primo piano grazie all'iniziativa di «Vivere a Cologna Veneta». Si tratta di un comitato che raggruppa diversi abitanti della città del mandorlato e che è esterno rispetto alle forze politiche ed ambientaliste tradizionali. Questo gruppo ha deciso di dedicare un’iniziativa nuova ad un problema che si trascina da decenni. Il comitato, infatti, sta raccogliendo deleghe fra i cittadini, proponendosi di rappresentarli in tutte le sedi amministrative. Come prima mossa, infatti, «Vivere a Cologna Veneta» consegnerà ai rappresentanti di Regione, Provincia e Comune una corposa serie di richieste. Istanze volte in prima battuta a fermare l'arrivo dei reflui dal Vicentino e a provocare un'azione di verifica sullo stato di salute della popolazione residente nel territorio che le riceve e, in subordine, ad ottenere un indennizzo per questa situazione. «Chiediamo che al Comune di Cologna venga riconosciuto un ristoro pari a quello destinato ai Comuni dove c'è una struttura di stoccaggio delle immondizie e che una legge regionale stabilisca che il tubo venga equiparato ad una discarica di rifiuti liquidi», spiegano, a nome dei promotori di questa iniziativa, Paolo Zorzi, Lucia Bellato, Alberto Marchiori e Diego Toffolo. «Vivere a Cologna Veneta» ha scritto le sue istanze in un libro di un centinaio di pagine, che depositerà in tutte le sedi istituzionali interessate. Si tratta di un volume nel quale viene ripercorsa, tramite molti documenti, la storia della contaminazione derivante dal Vicentino con cui Cologna si trova a misurarsi da oltre mezzo secolo. È dagli anni Sessanta, infatti, che il Fratta-Gorzone, che nasce ad Arzignano, nel Vicentino, ed arriva in territorio veronese a Zimella, per poi attraversare Cologna e Pressana e scorrere verso il Padovano, costituisce il ricettacolo degli scarichi delle industrie che fanno parte del polo conciario della Valle del Chiampo e dell'Ovest e Basso vicentino. I reflui all'inizio finivano nel fiume scaricati direttamente dalle aziende. In seguito ciò succedeva dopo che erano stati filtrati dai depuratori ed infine dopo essere stati convogliati nel «tubo». Anche se ovviamente ci sono stati dei miglioramenti, va ricordato che da molti anni il Fratta-Gorzone è considerato come uno dei fiumi più inquinati del Veneto e d'Italia. Chiaramente questa situazione non è accettabile per il gruppo dei nuovi «no-tubo», che sta in questi giorni distribuendo fra i cittadini, chiedendo un modesto contributo per le spese di stampa, il volumetto «Storia del Fratta, piccolo fiume di campagna». Un libro che nel sottotitolo riporta l'eloquente locuzione «un disastro ecologico annunciato». «Il collettore gestito dal consorzio Arica scarica in località Sule 90mila metri cubi al giorno di liquami inquinanti, che contengono varie sostanze pericolose, come cromo esavalente, metalli, cloruri, solfati, nitrati e Pfas», sottolineano gli attivisti. I quali aggiungono che «questa situazione va avanti da più di trent'anni, che sono stati spesi milioni di euro senza risolvere i problemi e che il territorio di Cologna ha subito un danno ambientale irreparabile del quale i suoi cittadini devono venire, almeno in parte, risarciti». «Vivere a Cologna Veneta» chiede quindi l'abrogazione della normativa che stabilisce che a decidere sullo scarico del collettore sia solo la Regione. E che la stessa, con l'Istituto superiore di sanità, realizzi uno studio epidemiologico sullo stato di salute della popolazione. Oltre a questo, domanda he i reflui non vengano più scaricati nel Fratta-Gorzone, ma nel fiume Chiampo, nel Vicentino. E che il consorzio Arica paghi la bonifica dell'alveo dello stesso Fratta-Gorzone. Infine, auspica che «venga ripristinato l'ospedale, istituendo un primariato in Geriatria». «Questa nostra azione», concludono, «l'abbiamo portata a conoscenza degli amministratori di tutti i Comuni del bacino del Fratta-Gorzone, delle associazioni, della parrocchia e delle forze politiche. Ora chiederemo conto della situazione al presidente Zaia». •

Luca Fiorin

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