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INDIGNAZIONE E POLEMICHE A COLOGNA

Finte nozze celebrate tra due pazienti psichiatrici. E il video del "rito" finisce sui social

Nella Rsa psichiatrica celebrate finte nozze tra pazienti
Nella Rsa psichiatrica celebrate finte nozze tra pazienti
Nella Rsa psichiatrica celebrate finte nozze tra pazienti
Nella Rsa psichiatrica celebrate finte nozze tra pazienti

«Nella salute e nella malattia... finché morte non ci separi». Peccato che i protagonisti siano due pazienti psichiatrici e la cerimonia sia stata un'intera farsa. Nella cappella dell'ex ospedale di Cologna è stato celebrato da un'infermiera della Rsa un matrimonio fasullo tra due persone con problemi di salute mentale ricoverate nel reparto di via Rinascimento. Le nozze sono state riprese con il cellulare e il video è girato su Facebook per qualche giorno, prima di essere rimosso.

Il finto rito L'uomo e la donna si sono promessi amore eterno davanti ad una celebrante, che non veniva però mostrata. L'officiante ha pronunciato un misto di formule ricavate sia dal rito civile che dal rito religioso del matrimonio. Nel video, i due protagonisti erano stati vestiti con abiti eleganti. La «sposa simulata» era stata pettinata e truccata per l'occasione e guardava con ammirazione e dolcezza il finto marito che, avvolto in un soprabito scuro, le dedicava affettuose frasi d'amore. I due, nelle riprese della cerimonia fai da te, affermavano di volersi bene da tempo. Venivano inquadrati gli anelli in argento, il bouquet della sposa e la sala agghindata per il successivo banchetto di nozze, tra gli applausi di testimoni fasulli, che non sono stati inquadrati, e felicitazioni da parte di altri pazienti e del personale del reparto di cui sono state catturate solo brevi inquadrature. Le uniche due persone che si vedevano distintamente, con tanto di nome di battesimo e cuoricini in sovrimpressione, erano i due finti sposi.

Prime reazioni Inizialmente, la condivisione del video tra operatori, infermieri e amici ha riscosso simpatia e affetto, ma con il passare delle ore è salita l'indignazione. I seguaci di Facebook e altri cittadini che avevano ricevuto il link del video via WhatsApp hanno iniziato a chiedersi che senso avesse una simile sceneggiata e, soprattutto, se fosse opportuno condividerla su una piattaforma social con un pubblico vasto. I pazienti che soffrono di disagi psichici e malattie mentali, assieme ai minori e alle persone fragili in genere, godono infatti di una protezione dei dati sensibili molto elevata. Hanno il diritto non soltanto di rimanere sconosciute al pubblico ma, ancora di più, a non vedere diffuse le proprie immagini su internet. Non è chiaro se gli autori del video, e chi ha successivamente deciso di condividerlo su Facebook, avesse chiesto il consenso ai tutori di questi due pazienti. Il fatto che sia stato rimosso fa ritenere però che mancassero le autorizzazioni alla pubblicazione.

La chiesetta C'è pure un altro particolare che ha turbato i «visualizzatori». Il finto rito è stato officiato dalla celebrante improvvisata nella cappella al piano terra dell'ex ospedale, un luogo consacrato, in cui si prega e si celebra la liturgia della parola. Quando il diacono don Giuliano Rebusti, che segue spiritualmente gli ammalati della Rsa, ha saputo quello che era successo ha espresso il suo disappunto. Il parroco don Daniele Vencato, pur giudicando scorretto il comportamento, non ha ritenuto di dover intervenire. «È stata una leggerezza, non avrebbero dovuto utilizzare la cappella né recitare le formule di rito», ha tagliato corto il parroco. Il presidente dell'Ipab Mario Facchetti invita «a non dare troppo peso a quanto accaduto». E chiarisce: «Si trattava di un momento di animazione, una commedia, non c'era nulla di serio. Si è deciso di fare questa festa, fingendo il matrimonio fra due persone, ma senza alcun proposito di autorevolezza». Sul luogo inopportuno, scelto per la festa, il presidente spiega: «Avrebbe dovuto svolgersi tutto all'esterno, ma purtroppo una delle persone presenti aveva una forte allergia dovuta ai pollini, così il gruppo si è riparato all'interno ed è entrato nella cappella. Ci siamo scusati con la Parrocchia per aver utilizzato impropriamente la chiesetta dell'ex ospedale», conclude.

Paola Bosaro

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