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Esame di maturità, sciopero online

Il liceo Cotta chiuso dallo scorso febbraio a causa del Covid-19
Il liceo Cotta chiuso dallo scorso febbraio a causa del Covid-19
Il liceo Cotta chiuso dallo scorso febbraio a causa del Covid-19
Il liceo Cotta chiuso dallo scorso febbraio a causa del Covid-19

Mouse fermi e schermi spenti. È partito da Legnago il primo sciopero studentesco ai tempi del Coronavirus. L’astensione dalle lezioni si è svolta ieri mattina ed ha coinvolto migliaia di studenti che, in tutta Italia, dal prossimo 17 giugno, saranno chiamati a sostenere gli esami di maturità in modalità anti Covid. Vista l’impossibilità di assentarsi nel metodo più tradizionale, ovvero stando fuori dalle classi data la chiusura degli istituti a causa della pandemia, quattro maturandi del liceo Cotta, amministratori della pagina Instagram @nomaturita2k20, che conta oltre 43mila «followers» (seguaci, ndr) tra studenti, genitori, insegnanti e giornalisti, hanno indetto un’azione dimostrativa on line. Allo «Sciopero della Dad (didattica a distanza, ndr)» hanno aderito 60mila maturandi da tutta Italia, sugli oltre 450mila che in totale dovranno affrontare l’esame di Stato il mese prossimo. Proprio per sostenere le loro istanze, a cominciare dall’annullamento in toto della prova di maturità nelle nuove modalità anti Covid stabilite dal ministero dell’Istruzione, il gruppo studentesco ha indirizzato al ministro Lucia Azzolina una petizione online che ad oggi ha superato le 56mila firme da tutta la Penisola. Visto che nemmeno di fronte a quest’azione il ministro ha risposto alle loro richieste, i promotori di «No maturità 2k20» e i loro sostenitori hanno deciso di passare dalle parole ai fatti, tenendo spenti per un giorno pc, tablet e tutti gli altri strumenti tecnologici per seguire le lezioni a distanza. «Questo sciopero», sottolineano i maturandi legnaghesi, «si è reso indispensabile perché, nonostante le nostre ripetute richieste, il ministro Azzolina non ha mai accettato un confronto con noi. Né, tanto meno, ha dato segno di aver valutato le nostre proposte in merito all’esame di Stato». «Il ministro», proseguono gli studenti, «ci vede ma non ci considera. Abbiamo cercato più volte di contattarla per esporre le nostre proposte, ma non abbiamo ottenuto considerazione». Gli organizzatori dello «sciopero dei clic» puntano l’attenzione sulla carenza di strumenti a disposizione per lo studio a domicilio. «Il diritto all’istruzione non è stato garantito a tutti», puntualizzano, «visto che il 33,8 per cento delle famiglie italiane, in base ai dati dell’Istat, non possiede né pc né tablet». Sugli esami, quindi, il gruppo di protesta puntualizza: «Non c’è chiarezza sulle modalità delle verifiche e troppe responsabilità ricadono su presidi e insegnanti. Oltretutto, la prima e la seconda prova sono state rimpiazzate con un complesso surrogato che non le sostituisce nella loro efficacia. Gli studenti privatisti, inoltre, non potranno sostenere l’esame a giugno». Nel mirino dei promotori dello sciopero «da remoto» ci sono anche aspetti tecnici: «Le misure igienico-sanitarie previste per le prove sono insufficienti. Dovremo autocertificarci anziché essere sottoposti a tamponi e alla misurazione della temperatura. Pure i presidi, i professori ed il Consiglio superiore della pubblica istruzione sono contrari a questo esame». •

Fabio Tomelleri

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